La Top XI delle Bandiere nel Calcio

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Calciatori Ignoranti

San Valentino fa rima con amore: vittorie e gioie, sconfitte e dolori, senza mai abbandonare la propria fede

Calciatori Ignoranti13 Feb 2023

Una carriera legata ad una sola squadra. Vittorie, gioie e dolori tutte accompagnate da un unico simbolo nel cuore. Sono i "calciatori bandiera", esemplari di un calcio ormai lontano, fatto di passione, sacrifici e fedeltà. Colore i quali oggi sembrano essere spazzati via, almeno in parte, dalle logiche di business e di mercato.
Nella storia sono stati tanti, tantissimi, i fuoriclasse sposati ad una sola società, e qual miglior giorno, se non San Valentino, per poterli raggruppare tutti insieme in una fantomatica top XI dove il filo conduttore di ognuno è l’amore per il proprio club?

Portiere: Rogerio Ceni

Record di gol realizzati da un portiere (131), e maglia del San Paolo indossata con fierezza e orgoglio dal 1990 (anno in cui entrò ufficialmente in rosa) fino al 2015. 1197 le partite totali disputate che lo rendono il calciatore al mondo ad aver realizzato più presenze in un singolo club.
Basterebbero queste poche semplici righe per descrivere l'amore di Rogerio Ceni verso il club brasiliano, con il quale ha vinto 3 volte il Campionato Paulista, 3 titoli consecutivi nel Campionato Brasiliano, 2 Libertadores, 1 Coppa Sudamericana, 1 Coppa Intercontinentale e un Mondiale per Club, avviandoci anche la sua "seconda" carriera da allenatore, nel 2016, seppur per un solo anno. Con il San paolo è decimo nella classifica cannonieri, un mito della porta che si è fatto conoscere da tutto il globo per il suo fare eccentrico e l'incredibile vena realizzativa, suddivisa quasi equamente tra rigori segnati (69) e punizioni (61), oltre ad un gol realizzato su azione nel 2006.
Chi, se non lui, poteva avviare la Top XI delle nostre bandiere?

Difensori: Javier Zanetti, Carles Puyol, Franco Baresi, Paolo Maldini

Titoli a pioggia e fascia da capitano rigorosamente al braccio per una retroguardia difensiva da "non si passa". Se parliamo di amore, passione e lealtà verso il proprio club, con questi fantastici quattro abbiamo fatto centro.

Javier Zanetti è l'Inter, nel cuore e nell'anima: 19 anni di militanza, di cui 13 da capitano, e l'onore e orgoglio di alzare nuovamente la Champions League, 45 anni dopo Facchetti. Record su record stracciati, calciatore con più presenze nella storia del Biscione (858) e contemporaneamente quello più vincente (16 trofei). Corretto oltre ogni misura, sempre ed indissolubilmente legato ai colori nerazzurri, anche ora che ne è dirigente sportivo.
Al centro della difesa parliamo di storia e legame viscerale. Franco Baresi, al contrario del fratello, sceglie il Milan e diventa il libero forse migliore della storia, guidando il Diavolo dalle retrovie verso la conquista dell'Italia, dell'Europa e del mondo. Capitano e leader esemplare, l'ultimo numero 6 degli almanacchi rossoneri e capace di guarire in 25 giorni da un menisco rotto: stoico e leggendario.
Carles Puyol è lo spirito di rivalsa della Catalogna, è il faro blaugrana e cuore pulsante di una squadra capace di risorgere dalle proprie ceneri e vincere e rivincere tutto. Dalle giovanili a La Masia fino al Mondiale in Sudafrica, per quasi 20 anni di militanza a Barcellona, Puyol è stato tra i difensori più forti della sua generazione.
E, in ultimo, Maldini, capostipite e fiore all'occhiello di una dinastia che da padre Cesare fino al figlio Daniel (ora allo Spezia) ha scandito le ere cronologiche del Milan. Probabilmente il più forte difensore di tutti i tempi, eccezionale non soltanto a entrare sul pallone ma tanto leader caratteriale sul terreno di gioco, Paolo è storia in movimento. Da quando, con il numero 3, alzava la Coppa Campioni a Manchester prima ed Atene poi, fino ad ora, quando tornato da dirigente ha riportato ai rossoneri lo Scudetto on progetti e mercato lungimiranti. 25 anni di carriera, 26 trofei: forse questa breve dicitura è abbastanza, senza bisogno di snocciolare altri numeri irripetibili.

Centrocampisti: Daniele De Rossi, Ryan Giggs, Steven Gerrard

La Capitale come terreno di battaglia di una carriera vissuta intensamente a tinte giallo e rosse: Daniele De Rossi-Roma è stato subito amore a prima vista. 616 partite disputate, quasi 19 primavere ammirate assieme alla Città Eterna, dove da capitano ha lasciato con la promessa di tornare. L'addio, due anni dopo Totti, è stato un colpo durissimo per tutto il popolo romanista, ancora più difficile a seguito dell'abbraccio finale proprio con Francesco, dove racchiusa c'era tutta la romanità di due interpreti e tifosi straordinari della Lupa.
963 presenze, oltre 1000 da professionista, calciatore più vincente della storia del calcio inglese con 36 trofei: se parliamo di bandiere, impossibile non citare Ryan Giggs, imprescindibile tassello della straordinaria era Ferguson al Manchester United. Il gallese è stato una leggenda del club, capace per anni di mettere a ferro e fuoco la corsia sinistra a suon di dribbling, assist e cross pennellati, ritagliandosi sempre un ruolo insostituibile nei vari scacchieri costruiti ad hoc da Sir Alex.
E poi lui, Steven Gerrard, il Liverpool in tutta la sua essenza. Capitano dei Reds fin dalle giovanili, l'uomo e calciatore che più di chiunque ha incarnato il canto simbolo "You'll Never Walk Alone". Tra i migliori centrocampisti del nuovo millennio, capace di avviare e rimontare una finale Champions sotto di 3 reti, goleador e mediano box-to-box formidabile, Steven Gerrard ha vinto tutto, tranne una cosa: la Premier, sfuggita proprio a causa di una sua scivolata nel match decisivo contro il Chelsea. Ironico il destino, vero?

Attaccanti: Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Pelé

Cosa è stato Francesco Totti per Roma e la Roma non è possibile spiegarlo a parole. Alla voce record, che sia longevità, gol o presenze, figura il suo unico nome. 25 anni in Prima Squadra, lo storico titolo di Campione d'Italia nel 2001 e la sensazione, anno dopo anno, di aver ammirato un vero condottiero sulla sponda giallorossa del Tevere. Un imperatore che, in 8827 giorni di storia tra Brescia-Roma del marzo 1993 e l'ultima all'Olimpico nel maggio 2017, ha ridisegnato nuovamente il concetto di amore applicato al calcio, scrivendo il proprio nome con l'indelebile e legandolo per sempre a quello della Roma.
Se chiedete a Siri di cercarvi il miglior cavaliere per una vecchia Signora, probabilmente vi proporrà invece il nome di Alessandro Del Piero. Come per Totti e molti altri di questa Top XI, Pinturicchio ha rappresentato in tutto e per tutto la sostanza e l'anima della sua squadra, la Juventus. Ne è stato l'emblema, la certezza su cui contare in ogni momento, anche quando le cose post Calciopoli si erano messe davvero male. Lui, Alex, senza mai abbattersi ne è stato il Capitano nei momenti belli, bellissimi ed in quelli peggiori. Con il mare in tempesta o in una notte d'estate. Con la Juventus in B o in cima al mondo. Stile, classe, potenza, tecnica: il numero 10 nella sua totalità. Recordman di reti (209) e presenze (705), con la maglia bianconera ha vinto tutto, guadagnandosi a pieno titolo il pensiero comune di essere stato, in campo, uno dei più forti calciatori italiani di ogni epoca.
E, a proposito di fuoriclasse capaci di scavalcare il proprio tempo fino ad essere riconosciuti da tutti come i più forti, impossibile non chiudere questo articolo con O'Rei, il Santos e la leggenda del migliore. Pelé, il quale non ha certo bisogno di alcuna riga di presentazione, è stato il calciatore del Secolo, e nei 19 anni di Santos ha ottenuto tutto quello che poteva, riuscendo nell'intento di andare in doppia cifra di campionati vinti. Il suo approdo al club brasiliano lo si deve a Waldemar de Brito, che nel 1956 predisse alla dirigenza che quel Pelé di soli 15 anni sarebbe diventato il miglior calciatore del mondo. O'Rei non abbandonò mai quella squadra, considerata tra le più forti di sempre tra gli anni Sessanta e settanta, tanto che girovagava il mondo con amichevoli extra lusso per lasciarsi ammirare anche in Europa. Il Santos ha rappresentato tutto per lui, è servito a forgiare il suo mito e la sua leggenda, permettendo al calcio brasiliano, tri-campione del mondo tra il '58 ed il '70, di espandersi e farsi conoscere oltre ogni misura.