I 5 momenti indimenticabili della Coppa d’Africa
Senegal, Burkina Faso, Camerun, Egitto: chi vince la Coppa d’Africa?
La 33esima edizione della competizione più importante del continente africano ha preso il via poco più di tre settimane fa, giungendo ora al momento topico del torneo: Senegal-Burkina Faso e Camerun- Egitto si contenderanno le due semifinali, accedendo poi alla partita decisiva, in programma Domenica 6 Febbraio, per alzare il trofeo.
Iniziata tra le polemiche dei grandi club europei, poiché giunta a “portare via” i giocatori proprio nel bel mezzo della stagione, la Coppa d’Africa, da sempre un torneo dal grande fascino, ha regalato gioie e momenti che difficilmente potremo dimenticare.
In attesa di conoscerne la vincitrice, ne abbiamo qui raccolti 5:
Mohamed Kamara, la saracinesca della Sierra Leone
Costa d’Avorio e Algeria, campione in carica, si contendevano, sulla carta, il primato del Girone E, completato dalla sorprendente Guinea Equatoriale e dalla Sierra Leone, quest’ultima da tutti considerata come vittima sacrificale.
Alla prima uscita ed alla terza partecipazione, la sfida contro l’Algeria non lasciava presagire nulla di buono.
Eppure, come spesso accade nel calcio, non sempre i pronostici vengono rispettati, e la Sierra Leone è tornata a conquistare punti nella competizione 26 anni dopo l’ultima volta.
Mahrez e compagni sono rimasti inchiodati sul risultato di 0-0 grazie soprattutto alle parate di Mohamed Kamara, estremo difensore classe 1999 militante nell’East End Lions di Freetown.
7 interventi e 4 respinte complessive, lettura delle palle alte e personalità nell’uscire anche fuori area per fronteggiare gli attacchi avversari.
Davvero niente male per il “man of the match” che, nel post-partita, durante le interviste di rito è scoppiato a piangere nel raccontarsi.
Una scena molto commovente ed umana la quale ha strappato ben più di qualche applauso di cuore.
Salima Mukansanga, la prima donna arbitro
Zimbabwe-Guinea, terzo incontro del gruppo B.
A dirigere la gara viene selezionata Salima Mukansanga, la prima donna arbitro a dirigere una partita di Coppa d’Africa Maschile.
Un risultato incredibile, una nuova pagina di storia da aggiungere al libro del calcio africano.
La 33enne ruandese, laureata in infermieristica e ostetricia, ha coltivato la passione del fischietto fin dal 2008 dopo aver abbandonato il sogno di diventare una cestista, iniziando una carriera che step by step ha raggiunto soglie sempre più alte ed importanti.
Alle Olimpiadi di Tokyo ha diretto tre incontri del torneo femminile, tra cui il quarto di finale tra Gran Bretagna e Australia.
Ha arbitrato al Mondiale femminile 2019 in Francia, al Mondiale femminile Under 17 nel 2018 in Uruguay e, in ultimo, era stata designata come quarto ufficiale in Guinea-Malawi, prima donna a far parte di una squadra arbitrale nella competizione.
Una bellissima storia di vita, rispetto e parità.
Chaker Alhadhur, il terzino-portiere
L’abbiamo tutti avuto l’amico che, durante le partite di calcetto, un po’ per mancanza di talento o per assenza di un mestierante adeguato, sapeva già di dover farsi tutta la partita in porta nonostante il ruolo non fosse quello.
Beh, in Coppa d’Africa è successo davvero.
Alle Comore, precisamente, alla loro prima partecipazione ed in occasione di una partita di certo non facile contro i padroni di casa del Camerun, incontro valevole per gli ottavi di finale.
Succede che, nella nazionale comoriana, scoppia un focolaio di Covid, il quale coinvolge 12 giocatori, e si infortuna il terzo portiere Salim Ben Boina, lasciando la squadra senza numeri 1.
La CAF non rinvia la partita ed il CT Abdou si vede dunque costretto a schierare un giocatore di movimento a difendere i pali.
La scelta ricade sul terzino Chaker Alhadhur che, per l’occasione, riceve una vera e propria divisa da portiere, numero 16, sopra la quale disegna con il nastro adesivo il proprio numero, il 3.
Ironico, certo, anche un po’ amatoriale, ma è il bello di questo torneo.
I 172 centimetri di altezza non aiutano il buon Alhadhur il quale comunque disputerà una discreta partita (persa 2-1) passata purtroppo alla storia non tanto per lui quanto per la tragedia avvenuta fuori dallo stadio, dove la ressa accalcata per accedere all’impianto è costata la vita a diverse persone.
Janny Sikazwe ed il fischio anticipato
Tunisia-Mali, incontro valevole per il gruppo F della fase a gironi.
È avanti il Mali, 5 minuti al termine, ma all’improvviso succede qualcosa di inaspettato: l’arbitro zambiano Janny Sikazwe fischia la fine della partita.
Niente di strano se non fosse che il cronometro segnava 85:06.
Tra perplessità e sguardi attoniti scoppiano ovviamente proteste e polemiche sul campo da gioco, il direttore viene richiamato al Var dove gli segnalano l’evidente “follia” commessa.
La partita dunque riprende, al minuto 88’ viene espulso il maliano El Bilal Toure e, complici i diversi slot di sostituzioni effettuate ed i ricorsi all’on field review, tutto lascia presagire ad un recupero piuttosto corposo.
Ed invece, il direttore di gara sorprende ancora, decretando il triplice fischio all’89’ minuto, addirittura 60 secondi prima del tempo regolamentare.
Sul campo, nuovamente tutti senza parole.
Il Mali fa festa, mentre la rabbia della Tunisia diventa ira, tanto che a fine match verrà presentato un ricorso per rigiocare la partita, senza successo.
Teodorin Obiang, il vicepresidente generoso
Il nostro viaggio alla riscoperta dei momenti più incredibili della competizione termina con un sogno purtroppo sfumato.
La Guinea Equatoriale viene inserita in un gruppo apparentemente difficilissimo, dove superare lo scoglio di due big del calcio africano come Costa d’Avorio e Algeria risulta essere piuttosto complicato.
A sorpresa fa 6 punti, sconfiggendo proprio i campioni uscenti nel match decisivo della seconda giornata.
Qualificata agli ottavi trova il Mali e, dopo lo 0-0 dei tempi supplementari, passa ai rigori grazie alle parate del proprio estremo difensore Jesus Owono.
Il secondo portiere dell’Alaves si era già reso protagonista nella fase ai gironi con un solo gol subito.
A questo punto, sfruttando l’onda emotiva di un popolo in festa sognando il titolo, scende in campo il vicepresidente di Stato Teodorin Obiang twittando e promettendo che, in caso di vittoria, al numero 1 della Guinea sarebbero stati regalati i guanti appartenuti a Michael Jackson durante il suo “Bad Tour” degli anni 80, acquistati da quest’ultimo in un’asta.
Tuttavia, le speranze della Guinea di arrivare in fondo alla Coppa d’Africa si sono arenate subito dopo, perché ai quarti di finale è stato il Senegal a prevalere con il punteggio di 3-1.