Scopri i 5 difensori più “Ignoranti” degli ultimi 20 anni

Calciatori Ignoranti

Tackle da Codice penale, irruenza, record di espulsioni, risse

Calciatori Ignoranti20 Jan 2022

L’ultimo tackle, l’intervento in spaccata miracoloso per bloccare l’incursione avversaria ormai ad un passo dal gol. 
Di testa e di piede, con mentalità e spirito, il difensore deve guidare i compagni dalle retrovie, impostando e talvolta redarguendo chi non rispetta le direttive. 
Carismatico e troppo spesso sottovalutato, il difensore è spesso il baluardo più importante della rosa, chiamato a fermare le avanzate in partita e decisivo nei momenti clutch dell’incontro. 
Dall’ultima categoria passando per la Serie A, di professionisti del ruolo ne abbiamo potuti ammirare tantissimi, alcuni dei quali passati alla storia per l’estrema bravura e arrivati a essere leggendari ed indimenticabili per le proprie tifoserie ed amanti del calcio tutto. 
Ma noi, qui, parleremo di tutt’altra categoria, vale a dire quei difensori che oltre al genio (non sempre), disponevano di una forte componente di sregolatezza. 
“Ignoranti” perché privi, in certi frangenti, di raziocinio, azioni eseguite meccanicamente d’istinto senza, talvolta, pensare alle conseguenze, oppure semplicemente dotati di quella componente ironica che, all’occhio del tifoso, diventa immediatamente sinonimo di “amore”.  

Pepe 

Cominciamo col narrare le gesta di un portoghese un po’ rozzo e decisamente ruvido, campione di tutto con il Real Madrid ma ricordato più per entrate oltre i limiti del regolamento ed espulsioni in fila. 
Pepe, oggi in forza al Porto, ne ha combinate davvero grosse in carriera. 
Come non ricordare, ad esempio, le 10 giornate di squalifica che si prese quando, nel 2009, in forza alle Merengues si fece prendere da un raptus di violenza aggredendo e prendendo a calci Francisco Casquero (centrocampista del Getafe, il quale già era stato atterrato in area di rigore) e a pugni un altro avversarioconcludendo il delirio di criminalità con insulti e intimidazioni all’assistente dell’arbitro
Un carattere irruento che gli valse il soprannome di “macellaio”, diremo noi azzeccato dato la lunga lista di interventi e falli indecenti: nei Clasicos in Spagna Messi, ad esempio, fu la vittima delle ire di Pepe, il quale molto spesso non esitava a puntare ben più all’uomo piuttosto che al pallone. 
Vincente, duro ed antisportivo, ma aveva anche dei difetti. 

Marco Materazzi

Tirare indietro la gamba? Mai. 
L’eroe di Berlino, autore del momentaneo pareggio ma soprattutto istigatore di Zidane che ne provocò l’espulsione, viene identificato come uno dei difensori italiani più rudi di sempre. 
Tra i casi più eclatanti sicuramente impossibile non citare l’episodio con protagonisti Matrix e Bruno Cirillo.  
Inter-Siena, 1° febbraio 2004: la partita termina con il punteggio di 4-0 a favore dei nerazzurri, ma il culmine viene raggiunto proprio al fischio finale. 
Cirillo, beccato per tutto il tempo da Materazzi a bordo campo (“puntatelo che è scarso”, dice), lo rincorre all’impazzata nel tunnel degli spogliatoi raggiungendolo, ma beccandosi di tutta risposta un pugno dritto dritto sul volto che gli romperà il labbro: denuncerà tutto nel post-partita davanti alle telecamere. 
È soltanto uno degli episodi famosi della carriera di Marco Materazzi, un giocatore che in campo non si risparmiava andando, a volte, oltre le regole. 
Le sfide all’ultimo tackle nei derby di Milano, il duello con Ibrahimovic, il trash-talk dentro e fuori dal campo. 
Nel bene e nel male, uno che faceva sicuramente parlare di sé. 

Paolo Montero

16 cartellini rossi ricevuti in Serie A, recordman assoluto nella categoria, sono il biglietto da visita. 
Il calcio visto come una battaglia per la sopravvivenza in cui o cacci o vieni cacciato. 
Falli, risse, interventi da Codice penale. 
Difensore dotato di grande qualità e senso della posizione, con un carattere estremamente forte e deciso, senza mai rinunciare a questa durezza anche sul rettangolo verde. 
Nessuna possibilità di scelta: fermare l’attaccante avversario con ogni mezzo diveniva la risposta più ovvia. 
Con la Juventus disputa 3 finali di Champions League (senza vincerla) e gioca in totale 277 partite divenendo, per carisma e leadership, uno dei calciatori più amati dalla tifoseria bianconera. 
L’istinto latino nelle decisioni, palla o gamba. 
Ancelotti, suo allenatore all’epoca, dirà di lui: “un galeotto mancato, ma con un proprio codice d’onore.” 
Cuore e spirito per un difensore d’altri tempi, violento ma allo stesso tempo dedito alla causa. 
Un romantico alla sua maniera, insomma. 

Gabriel Paletta

Quel capello lungo ai lati e sempre più corto sopra, figlio di una calvizie in stato avanzato, è stato sinonimo di incubo per molti bambini che, con i rispettivi genitori, andavano al Tardini a vedere il Parma. 
Una chioma poco alla moda, tra le più brutte mai viste, con tanto di appello da migliaia di parrucchieri d’Italia al grido “rasati”. 
Una chicca in aggiuntiva al suo modesto talento come difensore. 
Al Milan è ricordato per l’invidiabile striscia di espulsioni rimediate nella stagione ‘16/‘17, ben 5. 
Entrate killer, tackle indecenti ed una carriera iniziata con le migliori premesse salvo poi spegnersi rapidamente. 
Al Liverpool, ad esempio, Benitez stravedeva per lui, idem Montella al Milan. 
Attualmente in forza al Monza.

Adil Rami

Uno stile di vita portato all’eccesso, ricerca spasmodica di vizi legati a fama e successo: donne, droga, feste e scuse.
È lo stesso Rami, campione del mondo 2018 senza giocare nemmeno un minuto, ad ammettere come la sua carriera sia stata fortemente condizionata dalla vita extra campo. 
Notti brave, relazioni tossiche e mediatiche come quella vissuta con Pamela Anderson tra il 2017 ed il 2019, conclusasi con la denuncia di abuso da parte di quest’ultima. 
I presunti, quanto strani, infortuni, come quello occorso a seguito al balletto della celebre canzone Gangnam Style (verruche ai piedi). 
Un latin lover sotto le stelle, dichiarerà infatti che “le donne facevano a gara per me”. 
La collezione delle maglie di Messi e Ronaldo, le ospitate in tv ed alle sfilate di moda mentre era dato formalmente infortunato mentre militava all’Olympique Marsiglia. 
Ritardi, infortuni abbozzati, condizioni fisiche precarie. 
La lista, insomma, di bizzarrie in carriera è decisamente lunga. 
Troppo tutto, per uno arrivato alle luci della ribalta molto presto grazie al Lille di Hazard e Rudi Garcia. 
L’apice costato una carriera che avrebbe sicuramente potuto spiccare il volo in una maniera decisamente diversa.

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