Intervista esclusiva a Nicola Berti
Dalla promessa nel derby del '93 al rapporto speciale con Barella
Nicola Berti, ex centrocampista dell'Inter e della Nazionale Italiana, si è aperto ai microfoni della community di Calciatori Ignoranti. Passato, presente e futuro con un solo filo conduttore: il nerazzurro. Eccone di seguito un estratto, ma non perderti il Reel che trovi più in basso.
Nicola, la tua è stata una carriera sempre vissuta ai massimi livelli: se dovessi scegliere, quale esperienza porti maggiormente nel cuore?
Impossibile non parlare di Inter, dove ho vissuto momenti fantastici fin dal mio arrivo, quando al primo anno conquistai immediatamente lo Scudetto dei record di punti, 58, che rimarrà nella storia. Poi, come non menzionare la fantastica Curva Nord… Ancora conservo nel cuore lo straordinario coro che mi dedicarono: "È la Nord che te lo chiede, Nicola Berti facci un gol". Non era mai stata cantata ad un centrocampista (anni dopo venne ripresa per Diego Milito) anche se, a dirla tutta, quando il momento contava io mettevo sempre lo zampino. Ad esempio, sulla sponda rossonera del Naviglio, la stessa melodia veniva intonata dalla Curva Sud per Marco Van Basten.
Emozioni indelebili ogni volta che entravo in campo.
Se dovessi scegliere, qual è stato il momento più bello e meno bello in maglia nerazzurra?
I meno belli sicuramente i gravi infortuni che ho subito nel corso del tempo ed il momento finale all'Inter, quando dopo dieci anni a Milano mi resi conto di aver terminato i miei giorni nerazzurri, cambiando poi casacca e ricominciando una "nuova" vita al Tottenham a 31 anni.
Momenti belli ce ne sono stati tanti, sicuramente difficile scegliere. I miei gol, ad esempio: i preferiti rimangono quelli segnati nei derby. Quello di Pasqua del '93 lo ricordo ancora con piacere: rubai palla a Maldini, feci tunnel a Costacurta e subii fallo. Baresi mi tirò un pallone in faccia, reagii e presi il cartellino giallo. Sul calcio di punizione immediatamente successivo andai in area e promisi a tutti i rossoneri, sotto la nostra curva, che avrei segnato. Detto fatto: cross di Sosa e rete mia. E quando ricapita di dire una cosa del genere e mantenere la promessa? Peccato poi pareggiò Ruud Gullit nei minuti finali.
Il gol da 70 metri a Monaco? Il migliore della mia carriera.
Con l'Inter hai segnato in due finali di Coppa Uefa, vincendole: quali emozioni hai provato nell'essere riuscito a trascinare i nerazzurri alla conquista di due trofei europei?
Impossibile descrivere queste emozioni a parole. Ma tra le due marcature in finale penso che la più fondamentale sia stata quella segnata alla Roma nel 1991. All'andata vincemmo infatti 2-0 in casa, segnò Matthäus su rigore procurato da una mia invenzione, e chiusi io poco più di 10 minuti dopo. Al ritorno, un Olimpico gremito all'inverosimile con 80 mila persone che cantavano a squarciagola… Fu difficilissimo, ma riuscimmo a spuntarla perdendo "solo" 1-0.
Capitolo Nazionale, hai avuto l'opportunità di disputare due Mondiali, Italia '90 e Usa '94, collezonando un terzo e secondo posto: costa ti porti dietro da queste esperienze?
Ricordo che al Mondiale del '90 fummo in 5 ad essere chiamati dall'Inter per rappresentare gli azzurri. La nostra era una Nazionale fortissima, forse la migliore a mio parere insieme a quella dell'82. Immaginate anche soltanto la difesa dell'Inter di allora con l'aggiunta di due campioni come Baresi e Maldini… Peccato per la sconfitta in semifinale in una Napoli che tifava Argentina: il ct Vicini non mi fece giocare, è un piccolo rammarico che mi porto ancora dentro.
Nel '94 fui invece l'unico calciatore dell'Inter ad essere convocato da Sacchi, giocai molte partite, tra cui 120 minuti della finale, anche se spostato sulla fascia rispetto alla mia canonica posizione centrale. Di quell'esperienza non dimentico il caldo insostenibile e l'altissimo tasso di umidità: d'altronde giocare a New York a mezzogiorno, per soddisfare le esigenze di fuso orario del mondo, e per giunta in piena estate, non era proprio il massimo. Fu terribile.
Il 1993/94 fu un anno complicato: mi infortunai gravemente a settembre e tornai a marzo, vincendo la Coppa Uefa con gol in finale ma arrivando a pochi giorni dall'inizio del Mondiale in scadenza di contratto con l'Inter, che poi rinnovai.
Inter che, tornando a parlare di attualità, in questa stagione è ancora in corsa per tutti i titoli: dove possono arrivare gli uomini di Inzaghi?
Nulla è precluso, e per me possono arrivare ovunque. L'Inter è una squadra forte con una rosa lunga. In campionato la forbice del Napoli è ampia, ma manca ancora un girone intero. Il Mondiale ci ha riconsegnato giocatori stanchi, ma molti si stanno rimettendo rapidamente in sesto, siamo sulla strada giusta. Attenzione alla Champions, la sfida con il Porto è molto interessante.
Nella rosa nerazzurra spiccano grandissimi nomi, qual è secondo te il calciatore più importante dello scacchiere di Simone Inzaghi?
In primis la difesa, fondamentale in tutte le squadre. Mi sta piacendo anche il modo in cui Simone Inzaghi sta sostituendo l'infortunato Brozovic, giocatore essenziale per il nostro sistema di gioco.
Se devo dire un nome su tutti, dico invece Nicolò Barella. Un leader in campo ed un professionista a tutti gli effetti fuori, con cui non manchiamo di scambiarci ogni tanto dei simpatici messaggi. Io stesso gli ho chiesto di andare a letto presto, e scherzosamente di non fare meglio di me all'Inter. A inizio stagione dissi che avrebbe segnato 10 gol, ed è già a 6. D'altronde il marchio "NB" (Nicolò Barella come Nicola Berti) è una rinomata certezza.
Inter e Milan, ritornate stabilmente al vertice del nostro calcio, disputeranno sicuramente un derby spettacolare: se potessi scegliere, quale giocatore ruberesti a Stefano Pioli?
Non Rafa Leao ma Theo Hernandez.
Il tuo pronostico sul derby?
Secco, 3-1 per l'Inter.