I 5 Falli più Brutti di Sempre
Scopri i falli più brutti nella storia del calcio!
Entrate a martello, tacchettate in pieno volto, pugni, testate, gambe, e talvolta carriere, spezzate. Il calcio sa essere violento, crudo, a volte. Lontano da quella concezione di divertimento al quale siamo stati abituati fin da bambini: raptus di follia, interventi assassini ben oltre i limiti consentiti… Li chiamano semplicemente falli, ma sono molto di più. Dal meno grave al più grave, la storia dello sport che più amiamo è stata costellata da situazioni da codice penale, agonismo estremo portato all’eccesso e costato molto più che un semplice cartellino rosso.
Qui proveremo a raccontarne cinque, ripercorrendo i fatti nella speranza, decisamente molto vana, di trovare una logica sull’accaduto.
Nigel De Jong su Xabi Alonso, 2010
Partiamo da uno dei più famosi falli omicidi che si ricordano. Con il telecomando impostiamo un rewind lungo 12 anni, giungendo a Johannesburg, sede della Finale Mondiale di Sudafrica 2010 tra Olanda e Spagna.
È qui che Nigel de Jong scambia il rettangolo verde per un ring, intervenendo in stile kung fu, senza alcun pudore, dritto con i tacchetti sullo sterno del malcapitato Xabi Alonso. Webb, direttore di gara, estrae “solo” il giallo, graziando il centrocampista olandese che qualche anno seguente ammetterà di non aver visto arrivare l’avversario, colpendolo inavvertitamente.
Andoni Goikoetxea su Maradona, 1983
24 settembre 1983: al Camp Nou si sfidano Barcelona e Athletic Bilbao. Tra le file dei blaugrana un certo Pibe de Oro è ancora all’alba della carriera, deliziando le platee con le sue prime giocate extraterrestre del pallone. Quello che accade quella sera rischia però di compromettere il futuro, impedendo a Maradona di illuminare il firmamento del calcio negli anni a venire.
Durante la partita Andoni Goikoetxea, difensore dei baschi, per fermarne l’avanzata entra malamente ed ingiustificatamente in scivolata sull’argentino, provocandogli la frattura della caviglia in tre punti diversi. Un fallo killer il quale costerà allo spagnolo ben 18 giornate di squalifica, il soprannome di “Macellaio di Bilbao” e la non molto nobile fama di calciatore tra i più violenti di sempre, con minacce di morte, vergognose, al seguito.
Fortunatamente per noi e per il calcio in generale, quell’intervento non ebbe conseguenze sulla carriera di Diego, capace solo tre anni dopo di sollevare al cielo la Coppa del Mondo.
Zinedine Zidane su Materazzi, 2006
“Eh noo, non si può!”. Come dimenticare quella notte, quell’episodio, quel preciso istante. Finale Mondiale, Italia-Francia: I due autori dei gol del match, Zidane e Materazzi, a soli 6 minuti dalla fine delle ostilità del secondo tempo supplementare, si beccano sugli sviluppi di un corner. Volano parole grosse e l’asso francese non ci vede più, avvicinandosi incattivito e rifilando una roboante testata sul petto del difensore azzurro.
Il 23 dell’Italia stramazza a terra, Buffon ed il quarto uomo richiamano a gran voce l’arbitro Elizondo, ignaro dell’accaduto. Wiltord butta fuori la palla e l’arbitro ha così il tempo per essere messo al corrente dei fatti. L’espulsione è la logica conseguenza, con il numero 10 che chiuderà così la carriera uscendo dal campo a testa bassa pochi centimetri dalla Coppa del Mondo che, diversi minuti dopo, verrà alzata da Fabio Cannavaro.
Taylor su Eduardo da Silva, 2008
Se non avete mai avuto il coraggio di guardare le immagini di questo episodio, vi comprendiamo benissimo.
Fino a questo momento abbiamo parlato di violenza, brutalità, ma qui oltrepassiamo tale barriera giungendo a qualcosa di estremamente crudo. La scena, per i forti che sono riusciti a vederla o per chi l’ha fatto dal vivo, è di quelle in grado di mettere i brividi. Eduardo, astro nascente dei Gunners, si trova suo malgrado sulla strada di Martin Taylor, difensore del Birmingham, che affonda i propri tacchetti nelle profondità della caviglia dell’avversario, piegandola in due. L’impatto è tra i più terrificanti della storia, l’osso si spezza e si genera un parziale distaccamento dal piede.
I compagni di squadra sono spaventati, invitano Eduardo a non guardare per evitare un possibile trauma. Taylor si dispera, tanto da essere il primo a raggiungere l’ospedale nel post-partita per scusarsi personalmente.
Dopo le, sole, tre giornate di squalifica Taylor ritornerà in campo, mentre per rivedere l’attaccante brasiliano e naturalizzato croato dell’Arsenal ci vorranno quasi 11 mesi.
Pepe, Real Madrid-Getafe, 2009
Alla brutalità, violenza aggiungiamo ora un pizzico di ordinaria follia ed irrazionalità.
Immaginate una partita di calcio, una spinta (un po’ troppo vistosa evidentemente) ed un avversario che giustamente si lascia andare per ottenere il calcio di rigore. Ecco, tutto finito penserete.
No, se di mezzo c’è Pepe, protagonista in negativo della vicenda.
Il difensore portoghese, dopo aver atterrato Francisco Casquero, centrocampista del Getafe, inizia a prenderlo ripetutamente a calci, prima sulla gamba e poi una bella rastrellata anche sulla schiena.
Ed è proprio in quel momento che si genera il classico parapiglia, dove l’imperiale Pepe prima opprime la testa ed il braccio per impedire all’avversario di alzarsi, poi nella mischia furibonda schiaccia con i tacchetti la caviglia del malcapitato.
Non pago, per reagire all’avanzata difensiva compagni della vittima si scaglia con spintoni, colpendo inoltre con un pugno un altro avversario prima di essere spinto via da Ramos e Casillias.
Un minuto di pazzia totale che gli costerà 10 giornate di squalifica, fiore all’occhiello ed azione da Oscar della criminalità di uno tra i giocatori più antisportivi e fallosi di ogni epoca.