Le incredibili Storie dei Procuratori più Potenti
Un mestiere controverso, spesso criticato, ma influente ai massimi livelli nel calcio
Si sa, ormai al giorno d'oggi il mestiere dell'agente/procuratore è tra i più influenti all'interno del pazzo business chiamato "calcio". Un ruolo presente, attivo, che spesso si issa al di sopra della società stessa. Trattare un rinnovo è diventato difficilissimo, le richieste sono cambiate ed è in primis l'agente a richiedere i migliori affari per sé ed il proprio assistito.
Un mestiere controverso, spesso criticato, il quale tuttavia richiede abilità complesse, l'arte del vendere e del negoziare. Il calciomercato si evolve, e così gli attori coinvolti. Da Mino Raiola a Jorge Mendes, passando per Barnett, alcuni procuratori hanno scalato le gerarchie in maniera incredibile, arrivando a gestire un parco di calciatori di indiscusso livello, manipolando commissioni e guadagnando milioni su milioni. Scopriamo insieme alcune curiosità su di loro.
Il re: Mino Raiola
All'anagrafe Carmine, nato a Nocera Inferiore (provincia di Salerno), il compianto Mino è stato il vento del cambiamento nel mondo del calciomercato. Una personalità clamorosa, decisiva e spesso scomoda, che è riuscita a farsi largo con astuzia ed intelligenza in mezzo alle grandi menti del calcio, fino ad arrivare ai massimi livelli, vette probabilmente inarrivabili per chiunque proverà a sostituirlo nel corso del tempo. Un maestro dell'intermediazione, capace da solo ad arrivare a muso dure e mettere sotto scacco le più potenti dirigenze del mondo del pallone.
Prima cameriere (no, se ve lo state chiedendo non era un pizzaiolo, sarà Ibra nella sua autobiografia a svelarlo), poi responsabile settore giovanile e direttore tecnico. Ma è il fiuto per gli affari a stuzzicare il suo palato, tanto da arrivare a fondare una società di intermediazione molto presto, con la quale stringerà un accordo con il sindacato dei calciatori per essere l'unico a gestirne gli affari.
Siamo in Olanda, e la carriera di Mino inizia ufficialmente con un mantra: far risparmiare le società in cambio di contratti migliori ai giocatori. Il primo colpo in saccoccia è Bergkamp all'Inter, ma la lista con gli anni diventerà lunga. Dalla camicia hawaiana ed un foglio di carta per far firmare Zlatan, passando per l'operazione Pogba (Manchester, poi Juve a zero, poi di nuovo Manchester a 100 milioni) fino al contratto di Donnarumma, momento caotico in cui Raiola entrò sotto la lente d'ingrandimento come il principale antagonista delle società calcistiche d'Italia ed Europa. Uomo schietto, diretto, che non è mai sceso a compromessi.
Un po' come quando andò contro alla Fifa stessa, ed al suo presidente Infantino, definendo l'ente ignorante e poco professionale, specialmente dopo le tante offese ricevute. Un momento ignorante inserito nella pagina dei ricordi del, probabilmente, più incredibile procuratore degli ultimi anni.
Jorge Mendes, il lupo di Lisbona
10 successi ai Globe Soccer Awards come "miglior agente del mondo" come biglietto da visita. Il fondatore della Gestifute deve ai portoghesi e alla sua scaltrezza una fama probabilmente inarrivabile nell'universo dei procuratori calcistici. È con Nuno Espirito Santo (lo stesso poi piazzato mister sempre da Mendes al Wolverhampton) che inizia un percorso leggendario, il quale lo porterà a curare le prestazioni del calciatore più forte del pianeta. La curiosità? Per agevolare la trattativa che l'avrebbe portato dal Guimarães al Deportivo, Mendes lo fece sparire dalla circolazione facendolo passare per alcolizzato. Assurdo, no? Certo, ma geniale.
Con il Chelsea poi ottenne finalmente un plus, legando il suo nome alla società Blues: tratta il trasferimento di Mourinho e arricchisce il suo parco "clienti" con i portoghesi Ferreira, Maniche, Carvalho e Tiago. Ma è poco tempo dopo che arriva il colpo del secolo, l'affare Cristiano Ronaldo al Manchester United. Da lì a poco Jorge Mendes diventerà il protagonista assoluto del mercato, arricchendosi e arricchendo a tal punto da essere riconosciuto dagli addetti ai lavori come il migliore in assoluto su piazza.
Benché alcune transazioni siano state considerate quantomeno dubbie, il lupo portoghese ha mosso, tra le altre cose e secondo le stime, circa il 68% delle trattative di mercato delle big portoghesi nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2010. Un fenomeno.
Jonathan Barnett, il Sir
Nel 2019 è stato l'agente sportivo più ricco del mondo per Forbes, e basterebbe solo questo ad immortalarlo nella leggenda. Si, perchè Jonathan Barnett non è poi così famoso, specialmente in Italia, non possedendo grandi nomi come clienti rispetto ai due sopra menzionati. Ciò che lo differenzia da Mendes e Raiola è la quantità degli atleti gestiti, davvero numerosa se consideriamo un volume d'affari di oltre un miliardo. Tanti, molto meno altisonanti, ma comunque estremamente redditizi. Una filosofia imprenditoriale dalla quale ha ricavato una fortuna.
Barnett, fondatore della Stellar, poi divenuta ICM Stellar Sport, assiste calciatori di spicco quali Mount, Konaté, Grealish, Szczesny e Gareth Bale, ma ha iniziato dal cricket, come un buon inglese che si rispetti. Nella sua storia recente, però, vogliamo riprendere un caso di cronaca davvero curioso. È il 2006 quando il procuratore inglese viene accusato e multato dalla Football Association per aver assecondato conversazioni tra Ashley Cole, suo cliente in forza all'Arsenal, ed il Chelsea, senza alcun tipo di permesso dal club biancorosso. Il fatto strano? Barnett è un grande tifoso Gunners e, favorendo quel dialogo, è stato artefice del trasferimento, facendo un enorme torto alla propria squadra del cuore.
Insomma, quando ci sono di mezzo gli affari, tutto passa in secondo piano.