Il calcio professionistico, dalla Serie A alla Premier League, è un business in continua evoluzione. Da un lato prevede investimenti importanti (ingaggi dei giocatori, mantenimento stadi e strutture…) mentre dall’altra ha un ritorno economico dai molti zeri (dalle vendite dei biglietti, il merchandising, le sponsorizzazioni, i ricavi TV…).
Non è un segreto, il gap insormontabile esistente tra gli incassi inglesi rispetto a quelli italiani: tale disparità finanziaria è stata resa evidente da uno studio che mostrava come l’ultimo club inglese guadagnasse di più (in diritti televisivi) della migliore squadra italiana. Ma allora, qual è l’ingrediente mancante per riuscire a colmare questo divario con le big europee?
I diritti TV internazionali
Lo scenario attuale vede da una parte la spesa esorbitante della Premier League, che inizia anche a preoccupare gli organi di governo del calcio inglese, indotti a questo punto a studiare l’introduzione di un tetto salariale per il 2025, una misura di controllo che garantirebbe che la spesa per l’organico non superi mai il 70%, comprendendo – oltre agli stipendi dei calciatori – anche quelli corrisposti agli allenatori, l’ammontare dei costi delle trasferte e le quote per gli agenti.
La Serie A, invece, mira a triplicare le entrate dei diritti di trasmissione internazionale entro il 2030, cercando di colmare il divario di guadagno rispetto ai campionati europei rivali. Gli attuali diritti televisivi all’estero, che ricoprono il ciclo 2021/24, porteranno al campionato circa 670 milioni di euro, dato che – seppur positivo – è significativamente inferiore ai 6.55 miliardi di dollari che la Premier League guadagna dalle sue partnership di trasmissione.
Secondo Reuters, l’Amministratore Delegato della Serie A – Luigi de Siervo, ha presentato ai club uno scenario che vedrebbe le entrate dei diritti tv internazionali c rescere potenzialmente a circa 1.1 miliardi per il ciclo 2024/27, e arrivare a toccare gli 1.9 miliardi nel ciclo 2027/30. Per i suoi diritti nazionali, la Serie A punta a commissioni di 3.2 miliardi e 3.4 miliardi di eurorispettivamente per i periodi 2024/27 e 2027/30. Inoltre, la Lega, attualmente, guadagna 2.9 miliardi di euro dai suoi accordi esistenti con DAZN e Sky Italia.
La situazione nei diritti TV
Ma come sono stati suddivisi i diritti TV tra i club di Serie A durante la scorsa stagione?
- L’Inter è il club italiano più redditizio, che ha incassato ben 84.2 milioni di euro
- La Juventus e il Milan hanno incassato rispettivamente 77.9 e 77.8 milioni di euro
- Il Napoli si posiziona quarto, grazie all’incasso di 68.5 milioni di euro
- La Roma completa la Top 5, avendo guadagnato 64.1 milioni di euro.
La ripartizione in Serie A è stata calcolata usando sia i risultati sportivi, sia il numero di biglietti e bacchetti televisivi venduti. Di contro, il Norwich City, fanalino di coda della scorsa stagione di Premier, solamente dai diritti televisivi ha incassato ben 105 milioni di euro.
Ma qual è il segreto? Uno dei punti di forza che consente al campionato inglese di sfiorare somme del genere, è da ricercare nella commercializzazione all’estero. Nell’area internazionale, la Premier League incassa molto di più rispetto alla vendita dei diritti domestici su Sky Sports, Amazon Prime Video, BBC Sport e BT Sport.
Insomma, in Italia i 20 club della scorsa stagione si dovranno “accontentare” di 939 milioni di euro, erogati unicamente dalla commercializzazione dei diritti TV. E, per fare un confronto ancora più approfondito, basti pensare che nella stagione 2020/21, i ricavi al netto delle plusvalenze delle squadre di Serie A hanno raggiunto i 2.6 miliardi di euro, divisi in 341 milioni di plusvalenze, 1.8 miliardi in costi salariali e in 3.9 miliardi di euro in costi totali.
A livello di fatturato, quindi, negli ultimi trent’anni è stata registrata una curva crescente pari al 279%, con un pesante aumento degli stipendi addirittura del 321% e dei costi totali del 284%. Completamente opposta la situazione della Premier, che ha visto nella stagione 2020/21 5.6 miliardi di euro di ricavi, con 3.5 miliardi spesi in stipendi e 6.9 miliardi per costi totali.
Appare subito chiara la crescita vertiginosa degli inglesi rispetto alla Serie A, visto che la Premier è riuscita a fatturare oltre il doppio rispetto ai club italiani, pagando comunque costi altrettanto più alti per monte ingaggi e costi totali.
La Top 10 dei club aggiornata per entrate totali della stagione 2020/21
- Manchester City – 644.9 milioni di euro
- Real Madrid – 640.4 milioni di euro
- Bayern Monaco – 611.4 milioni di euro
- Barcellona – 582.1 milioni di euro
- Manchester United – 558 milioni di euro
- Paris Saint-Germain – 566.2 milioni di euro
- Liverpool – 550.4 milioni di euro
- Chelsea – 493.1 milioni di euro
- Juventus – 433.5 milioni di euro
- Tottenham – 406.2 milioni di euro
L’importanza dei matchday negli stadi in Europa
Al giorno d’oggi, per un club, avere un proprio stadio (a nome della società o di un ente affiliato) rappresenta un grande vantaggio in termini di entrate economiche. Pensiamo al merchandising, al “food and beverage”, ad eventuali introiti derivanti dalla visita al museo del club (se presente) e/o dall’affitto di alcuni spazi interni allo stadio, per esempio. Inoltre, ultimamente sono diversi i club che sono al lavoro per attuare un restyling del proprio brand, avvicinandosi sempre di più a partnership commerciali con il mondo della moda per la realizzazione di casacche sempre più esclusive.
Ma il vero giro di boa, che potrebbe far schizzare gli introiti economici dei club in Italia, oltre ai diritti TV che – come abbiamo visto in Premier – possono fare la differenza, è la scottante questione stadio. Oggi, i ricavi del Meazza per Inter e Milan non raggiungono nemmeno i 40 milioni per club. Con la costruzione del nuovo impianto, invece, la soglia di introiti potrebbe raggiungere tranquillamente i 100 milioni, con un aumento considerevole della fanbase.
Ma come dovrebbero essere gli stadi del futuro?
L’idea di base è valorizzare, dopo aver investito nella ristrutturazione massiccia dei vecchi impianti o nel loro restyling, la tradizione dei brand prendendo spunto – oltre che dalla Premier League – anche dallo sport americano, dove le squadre riescono ad incassare dalle attività diversi milioni di dollari, grazie ad emozionanti esperienze virtuali e posti premium offerti ai tifosi.
L’obiettivo, quindi, è di aumentare il grado di spettacolarizzazione e di offerte prima del fischio d’inizio del match, attraverso una serie di attività per le varie tipologie di pubblico, che possano soddisfare le loro preferenze e seguire le tendenze del momento e dove si vada a braccetto con le innovazioni tecnologiche. Certo è che, anche qui, il divario con i big europei è ancora vastissimo. Il museo della Juventus non può competere con il numero pazzesco di visitatori annui del museo del Barcellona, del Bernabeu o del Benfica, ma la strada da intraprendere è quella giusta.