Le 5 Esultanze più Ignoranti
Qual è la prima esultanza ignorante che ti viene in mente?
La sfera supera il portiere, oltrepassa la linea di porta e si infila in rete. È gol, il momento più dolce e spensierato nell’arco di tutti i 90 minuti. Contenere la gioia della marcatura è spesso davvero difficile, come altrettanto complicato è scegliere l’esultanza più congeniale.
Che sia il primo o l’ultimo minuto, segnare rilascia una scarica di adrenalina a tratti incontrollabile, ulteriormente incontenibile se ricoperta dall’abbraccio dei compagni. Ci sono giocatori che festeggiano un po’ come capita, altri invece hanno scelto un particolare gesto diventato con il tempo un tratto inconfondibile e riconoscibile.
Braccia ben distese alla Ibra, mani dietro l’orecchio per sentire tutto il boato del pubblico, braccia conserte in segno di sfida.
Poi c’è chi ha optato per la terza via, quella dello scherno e dell’ignoranza nella sua concezione più ironica, ritraendo gesti o movimenti goliardici che con il pianeta calcio c’entrano ben poco. Probabilmente qualcosa è già venuto in mente, ma noi proviamo a rispolverarvi la memoria con 5 esultanze, per così dire, indimenticabili.
“Take the L”: Antoine Griezmann e Fortnite
Una strana danza, mano a L sulla testa e piccoli saltelli laterali.
No, non era pazzo Antoine Griezmann quando, nel 2018, iniziò a sconvolgere il pubblico con questa esultanza. Ma cosa stava facendo esattamente il fuoriclasse francese ora in forza all’Atletico?
Semplice, stava imitando il celebre balletto di Fortnite “Take the L”, un mossa diciamo “troll” per schernire l’avversario sconfitto durante la modalità Battle Royale.
Stravagante, e bizzarro allo stesso tempo, messo su piazza per la prima volta durante i quarti di finale di Europa League contro lo Sporting Lisbona, rendendo ulteriormente popolare un videogioco, adorato dallo stesso calciatore, che all’epoca stava già spopolando nel mondo degli adolescenti.
Ma Griezmann, nel suo passato, non è stato nuovo ad esultanze inventate a seguito di fenomeni virali sul web: durante gli Europei 2016 infatti, riprese dal video musicale Hotline Bling di Drake il gesto della telefonata con la mano destra e successivamente sinistra. Un talento tanto enorme sul campo quanto estremamente creativo.
Robbie Fowler e le linee del campo
È il 3 aprile 1999 ed in Premier League va in scena il Merseyside Derby: Liverpool contro Everton.
Tra le fila dei Reds milita Robbie Fowler, centravanti di grande efficacia, bomber di razza tra i più prolifici del campionato inglese. Il centravanti britannico metterà a segno una doppietta, festeggiando con un’esultanza diventata tra le più iconiche di sempre.
Per rispondere alle continue provocazioni dei tifosi avversari, i quali gli davano del drogato, dopo il gol Fowler si inginocchierà vicino alla linea bianca di fondo campo, andando a mimare il gesto della sniffata. Estroverso, ai limiti della dignità, ma straordinariamente efficace.
Il Liverpool vinse la partita, ma quella mossa costò a Fowler 30 mila sterline e 6 turni di squalifica. Ma non la gloria eterna.
Mario Balotelli: “Why always me?”
Sempre Inghilterra e sempre derby, questa volta di Manchester.
L’attore principale, tuttavia, è italiano e da sempre è, suo malgrado, protagonista delle narrazioni, calcistiche ma soprattutto extra-calcistiche, dei più svariati tabloid inglesi e non: Mario Balotelli. Questo continuo peregrinare al centro della bufera lo pone quindi in una posizione di difesa, dovendo comunque sempre cercare di dimostrare qualcosa, meglio se positivo, per tenere lontane critiche e malelingue. Ed ecco allora giungere in suo soccorso una stracittadina clamorosamente dominata e vinta dal City per 6-1 e sbloccata nel punteggio proprio da SuperMario.
Minuto di gioco numero 22, piattone preciso ad infilare De Gea ed 1-0. Un sorriso? Un dito davanti alla bocca per zittire il pubblico? Un gesto dell’orecchio?
No, niente di tutto questo.
Una maglia, nascosta sotto quella del City, la quale punta direttamente i giornali nazionali con uno sprezzante velo di vittimismo: “Why always me?”, “perché sempre io?”
Un po’ come per dire, prendete di mira qualcun altro
Un invito alla pace che non verrà accolto prontamente, poiché le avventure inglesi di Balotelli saranno giudicate un fallimento.
Dries Mertens e la passione per i cani
Ignorante si, ma a lieto fine.
È Roma-Napoli signori, siamo nel 2017 e la sfida vale il secondo posto della Serie A, poi raggiunto dai giallorossi alle spalle della Juve. Siamo al 26’ e Dries Mertens (28 gol in campionato quell’anno) ha appena sbloccato il punteggio con un fantastico pallonetto. Il falso nueve belga va quindi verso la bandierina, si accuccia e imita il gesto di un cane che fa la pipì.
Così, nella più totale nonchalanche all’Olimpico, e per di più sotto la curva sud dei giallorossi. Piovono fischi e critiche, i limiti della decenza sembrano pienamente essere stati superati.
Irriverenza e presa in giro, ma sarà lo stesso calciatore a spiegare ai microfoni del post-partita le motivazioni di tale comportamento, dichiarando che il suo è stato un semplice omaggio ai propri amici a quattro zampe. Lo stesso Mertens, assieme alla moglie, da sempre è attivo sul territorio di Napoli attraverso sostegni e aiuti ai cani randagi della periferia.
Un amore vero ritratto anche sui social attraverso numerosi post.
Cristiano Lucarelli e la maglia “hot” del Livorno
A volte è difficile spiegare cosa significhi davvero provare qualcosa per i colori indossati sul campo. Si parla sempre di difenderli, onorarli, a volte sostenerli, ed ecco spiegato perché in molti, forse per moda, baciano stemmi e dichiarano di tifarle fin da bambini. Poi c’è chi, queste cose, le sente davvero nel cuore.
E le vive, giorno dopo giorno. Chiedere conferma a Cristiano Lucarelli, che addirittura tentò di farci l’amore con la propria maglia.
Già, avete letto bene.
Piacenza-Livorno, 29 maggio 2004, ultimo treno per una Serie A che i granata non affrontano da oltre 50 anni. La squadra allora allenata da Mazzarri può solo vincere, e così sarà. Lucarelli sarà il protagonista del gol della definitiva tranquillità, quello dello 0-3 a pochi minuti dalla fine, un momento in cui l’eccessiva tensione ha scelto di rilasciarsi tutta completamente, lasciando libero spazio al tripudio ed alla gioia incontrollata. Il bomber insacca il gol che vuol dire “Serie A”, si toglie la maglia e la appoggia sul prato, si posiziona sopra di lei e, in posizione missionaria, inizia a “farci l’amore”.
Ignoranza, quella goliardica, felicità, festa, eccitazione: un mix vincente tutt’oggi ricordato col sorriso dai tifosi del Livorno.