Questo Milan è nettamente più forte dell’anno scorso?

Nettamente. Parola di Ivan Juric. Il tecnico granata, dopo la disfatta di sabato contro il Milan, ha sottolineato la differenza abissale tra le due squadre, “di gambe, di velocità, di forza”. Un po’ per colpa del Torino, mai così distratto e arrendevole sotto la guida dell’allenatore croato, ma soprattutto per merito dei rossoneri, che nelle prime due apparizioni ufficiali hanno dimostrato una condizione atletica impeccabile e quella spensieratezza offensiva che spesso era mancata nel corso della stagione passata.

“Hanno perso due giocatori e ne hanno messi sei europei molto forti”, ha proseguito Juric. Un’analisi breve quanto accurata, pragmatica quanto sincera. Perché la sensazione di tutti è che il sacrificio di Tonali non sia stato invano: Furlani ha messo nelle mani di Pioli una rosa più completa, ricca di alternative interessanti e perfettamente malleabile dal punto di vista tattico. Insomma, una squadra che, in possesso del pallone, diverte e si diverte, mentre pare che qualche problema persista quando il pallone ce l’hanno gli avversari.

Ma prima gli aspetti positivi. Di quei sei europei molto forti, in tre si stanno rivelando determinanti. Primo fra tutti Christian Pulisic, che potrebbe aver colmato la carenza d’inventiva e qualità sulla fascia destra. L’americano s’intende a meraviglia con Giroud, già suo compagno al Chelsea, cerca di frequente l’uno-due tra le linee, la sponda di Olivier come leitmotiv delle sortite offensive. I due sono funzionali l’uno all’altro, e così il Milan attacca non più solo da sinistra. Quando poi Chukwueze farà parte stabilmente delle rotazioni, Pulisic potrà giocare anche sulla trequarti, dietro la punta – così ha detto il mister.

“Probabilmente siamo più offensivi rispetto all’anno scorso perché abbiamo due mezzali che si inseriscono molto”, ha ipotizzato Pioli. Gli altri grandi protagonisti di questo avvio di stagione, Reijnders e, più silenziosamente, Loftus-Cheek, non sono però semplici mezzali. L’olandese illumina, si alza quasi fino a fare la seconda punta, muove la sfera con grande precisione. Rubem, invece, giganteggia in mezzo al campo e, all’occasione, sfrutta un cambio passo da giocatore box-to-box per vestirsi da uomo assist, travolgente come un carro armato. Aspettando Musah…

I nuovi acquisti sembrano azzeccati non solo per l’efficacia, ma per la rapidità con cui sono riusciti a integrarsi in un sistema di gioco che vuole privilegiare l’intrattenimento e l’iniziativa personale. Il 4-3-3 è soltanto uno schema all’interno del quale, virtualmente, ogni calciatore è libero di muoversi e scambiare posizione – primi fra tutti i terzini, che continuano a entrare dentro il campo e creare densità in zona centrale. Il gol di Theo è l’emblema del movimento estetico rossonero: l’arte per l’arte, il calcio per il calcio.

Nello schema di Pioli ci sono anche delle certezze, ovviamente. Theo e Leao, per esempio, che Juric ha affermato di aver visto più maturi. C’è poi Giroud, che da primo estimatore di sé stesso non vede la necessità di un attaccante di riserva (per la gioia di Okafor). e infine, il vero perno del centrocampo: Rade Krunic, frangiflutti e regista che garantisce equilibrio e recupero palla, per lasciar liberi i compagni più avanzati di sfogarsi (letteralmente 0.00xG a partita per il bosniaco). Come dire: “Il mio l’ho fatto, ora pensateci voi”.

Eppure, non è tutto rose e fiori. Anzitutto, a fronte di 3.25xG c’è da dire che la statistica è gonfiata dai due rigori, quindi il risultato, per quanto comunque meritato, poteva essere più stretto. In ogni caso, il Torino non si è sforzato più di tanto per impensierire la squadra di Pioli. Molto meglio, invece, il Bologna di Thiago Motta, che in termini di xPTS non meritava la sconfitta. Le prime due di campionato hanno messo in luce anche il rovescio della medaglia: la fase difensiva è ancora traballante, Tomori e Thiaw appaiono spesso non allineati e l’attenzione, in generale, vien calando. Si veda il gol di Schuurs, lasciato solo al centro dell’area dopo un tiro masticato di Ricci, altrettanto libero di calciare dai 25 metri.

Inoltre, nonostante al mister non piaccia “aspettare o lasciare palleggiare gli avversari”, il famoso pressing di stampo piolista sta curiosamente registrando valori di PPDA (i passaggi agli avversari nella loro metacampo in azioni difensive) molto alti rispetto agli standard: lo scorso anno il Diavolo ha chiuso al terzo posto, con 10.77, oggi registra una media di 19.38. Probabilmente è presto per giudicare, ma da questi dettagli passano le ambizioni italiane ed europee del Milan, a proposito delle quali Pioli fa il vago (“L’obiettivo è lottare in due competizioni”. Sì, ma quali?).

Juric, molto più schietto, li ha definiti giocatori europei. Giroud, che insieme a Pulisic una Champions l’ha già vinta, non si nasconde: “Siamo in 4-5 squadre a poter lottare fino alla fine. Vogliamo fare bene anche in Champions e in Coppa Italia, in squadra ora c’è più qualità e quantità”. La stagione è lunga e per poter misurare le reali ambizioni del Milan ci vorrà del tempo. Pioli dovrà intervenire in primo luogo sulla difesa – davanti, l’impressione è che ogni manovra che passa vicino all’area nemica possa trasformarsi in un’occasione da gol. A maggio, chissà. Nel frattempo, il pubblico di fede rossonera si diverte.

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