A Buenos Aires, sponda River, si sente la mancanza di un’icona biancorossa capace di scrivere la storia dei Millonarios sia sul campo che in panchina. In otto anni da allenatore, Marcelo Gallardo ha lasciato un’impronta talmente evidente sullo sviluppo dell’organico a disposizione che i giovani cresciuti sotto la sua gestione vengono classificati come gallarditos. Tra questi, gente del calibro di Enzo Fernández, Julián Álvarez e… Lucas Martínez Quarta, definito da Gallardo come “uno dei migliori difensori centrali del calcio argentino“.
Presto El Chino – soprannome un po’ blasfemo ma pur sempre dovuto alla (scarsa) presenza di tratti somatici orientali – entra stabilmente nel giro della Selección, dimostrando grande duttilità come centrale accanto a Otamendi e successivamente in qualunque ruolo di una difesa a tre. Personalità ne ha da vendere, considerata una discreta propensione a impostare la manovra dal basso sin dagli esordi. La Fiorentina di commisso piomba su di lui: sotto l’egida di capitan Pezzella e Martín Cáceres, si prospetta una difesa tutta sudamericana.
Ma il campionato italiano non è la Primera División e Iachini non è Gallardo. L’esordio in Serie A, nell’ottobre 2020, è vincente ma il ragazzo appare un po’ disorientato. Sul secondo gol dell’Udinese non si accorge del taglio di Pussetto alle sue spalle, ed è lento a voltarsi per osteggiarne il cross. La partita dopo, complice l’infortunio del suo connazionale, parte da titolare all’Olimpico di Roma. Un disastro. Soffre terribilmente la differenza fisica (perde tutti i duelli aerei ingaggiati, Džeko lo rivalta su corner) e si fa portare completamente fuori posizione dal gigante bosniaco sul vantaggio di Spinazzola, salvo poi “vendicarsi” sull’attaccante con una falciata indecorosa che gli costa il rosso diretto.
Gli serviranno nove panchine consecutive prima di rivedere il campo, ma le sue prestazioni resteranno altalenanti. Ciò che spicca in particolare è l’irruenza e l’impulsività di un calciatore abituato ad alti ritmi di gioco, insofferente all’attenzione tattica nostrana. Con l’arrivo di Italiano, dal punto di vista dell’utilizzo, la situazione non migliora. Si cominciano a intravedere, tuttavia, alcune peculiarità: innanzitutto, nonostante l’altezza, Quarta è un saltatore eccezionale – tanto nello stacco da terra quanto nel tempismo. A fronte di meno minuti giocati (1430 contro 1482), poi, dopo una stagione i contrasti vinti salgono da 84 a 105 (quelli aerei da 28 a 47).
Anche la confidenza col pallone aumenta: 1116 passaggi tentati, l’89.7%% dei quali riusciti. L’anno dopo, 25 volte titolare su 27, migliorano anche i dati nella fase difensiva. Un passo alla volta, i falli commessi scendono da 30 a 21, le ammonizioni da 8 a 6, niente più espulsioni stupide, palloni intercettati e rubati raddoppiano (passano rispettivamente da 19 e 44 a 48 e 96). Eppure, il leitmotiv è sempre lo stesso. Le prestazioni buone si mischiano con quelle un po’ confusionarie (spesso di squadra) che lasciano l’argentino nell’anonimato, tanto da perdere il posto in Nazionale. Fino a quest’estate.
Durante il calciomercato sono fioccate le offerte per il centrale viola da società di livello europeo che ne hanno intuito il potenziale. Lo stesso, però, deve aver compreso Vincenzo Italiano, che sembra aver trovato il modo di coniugare le caratteristiche difensive con la propulsione offensiva del Chino. Due gol nelle ultime due partite non sono il frutto della casualità, ma neanche di situazioni provate e riprovate in allenamento: derivano dal connubio tra le capacità di lettura dell’argentino e la libertà concessagli da Italiano.
Una nuova via, tracciata per trovare gli spazi che gli avversari non concedono, già intrapresa contro l’Atalanta. Al 38esimo, l’imbucata rasoterra di Duncan pesca proprio Martínez Quarta al limite dell’area, che dopo un ottimo controllo a seguire conclude di mancino addosso a Carnesecchi. Sei minuti più tardi, cross dalla sinistra al termine di un’azione manovrata e a girare il pallone in rete con un’esemplare torsione del collo c’è ancora lui, El Chino. “Ha qualche difetto da limare e fa qualche errore di concentrazione”, dirà il mister, ma “può diventare un giocatore importante. Abbiamo lavorato anche per farlo salire come in occasione del gol”.
Dal difficile esordio con l’Udinese al gol della Dacia Arena che ne potrebbe rivoluzionare la carriera. “Il mister ci chiede di andare in avanti, ho visto lo spazio e sono andato”: una incursione “coi tempi giusti” al termine di un giro palla che ha visto il centrale scambiarsi di ruolo con Maxime Lopez e coinvolgere sette giocatori di movimento più Terraciano – il filtrante di Bonaventura, poi, è sublime. A Firenze si sussurra che Lucas abbia maggiore verticalità rispetto ad Amrabat e tempi d’inserimento alla Torreira. I numeri non mentono: 5.84 xG in meno di quattro stagioni sono numeri da centrocampista, ruolo che probabilmente, ora, sente più suo.