Certe volte la popolarità di uno sport si lega alle prestazioni leggendarie dei suoi interpreti: quanto più forte è la voglia di vincere e di gettare il cuore oltre l’ostacolo, tanto più quello sport penetra nell’immaginario delle persone, che dunque si trasformano in simpatizzanti della causa o persino in tifosi sfegatati. Un meccanismo simile è stato innescato da quella che
è, numeri alla mano, la nazionale più vincente nella storia dei mondiali di calcio femminile: gli Stati Uniti d’America. Non il Brasile, dunque, né l’Italia – ahinoi! – o la Francia e l’Argentina: la selezione rosa più titolata in Coppa del Mondo, e non solo, è quella statunitense.
Sin dalla prima edizione del campionato mondiale femminile (Cina, 1991), le americane mettono i puntini sulle “i” conquistando la Coppa in finale ai danni della Norvegia. Quattro anni dopo, in Svezia, si accontentano del terzo posto, ma rivincono subito in casa, nel 1999, aggiudicandosi il secondo titolo in tre rassegne. Seguono mondiali (2003, 2007, 2011) che
vedono la selezione statunitense sì protagonista ma non vincente: due terzi posti di fila e un secondo. Il gradino più alto del podio arriva di nuovo nel 2015 e nel 2019, edizioni vinte in finale contro il Giappone (5-2) e i Paesi Bassi (2-0). Come si vede, la FIFA Women’s World Cup o Coupe du Monde Féminine, i nomi con cui la competizione è nota a livello internazionale,
parla decisamente americano.
Del resto, se andassimo a spulciare l’albo d’oro dei mondiali di calcio maschile, ci renderemmo conto che nessuna nazionale è mai riuscita nell’impresa di concludere la competizione sempre fra le prime tre posizioni; impresa che invece ha centrato la selezione femminile di calcio: quattro primi posti, un secondo e tre terzi posti – come visto – in otto mondiali disputati; numeri che non tengono conto della Coppa del Mondo in Australia e Nuova Zelanda del 2023. I record invidiabili della selezione americana ai mondiali diventano ancora più impressionanti se paragonati ai titoli conquistati dalle altre partecipanti: due per la Germania e uno per Norvegia e Giappone, che tuttavia vantano un solo secondo posto a testa e nessun terzo posto.
Se poi ai titoli mondiali della nazionale femminile americana aggiungiamo quelli conquistati alle Olimpiadi (4), alla SheBelieves Cup (5), alla CONCACAF Women’s Championship (9) e all’altrettanto prestigiosa Algarve Cup (10), record assoluti di successi in tutte le competizioni menzionate, allora si capisce perché la scuola calcio femminile degli Stati Uniti è un fenomeno che sta un po’ all’origine del calcio in rosa; o meglio, per essere più precisi, è il motore principale che ha consolidato il movimento del calcio a stelle e strisce ai quattro angoli del globo. Lo dicevamo a inizio articolo: avvicinare le persone a uno sport può richiedere tempo, ma se una squadra o più squadre fanno registrare grandi numeri, i tempi potrebbero abbreviarsi. Questo perché dietro i record ci sono tenacia, spirito di sacrificio e voglia di affermarsi: tutte caratteristiche che la selezione più premiata in coppa del mondo femminile ha stampate sulla pelle.