Di arte a Bologna ce n’è quanta ne volete, ma l’architetto di cui parleremo oggi non progetta edifici bensì squadre a dimensione europea. Di professione fa il direttore tecnico dei rossoblù e il suo nome è Giovanni Sartori. È lui l’uomo che sta dietro alle prestazioni del sorprendente Bologna di Thiago Motta. Il quarto posto è sicuramente una novità per i felsinei, ma non per il nostro protagonista, che è già stato una figura importante nella scalata dell’Atalanta dalla provincia all’Europa che conta. Ora una nuova sfida con lo stesso obiettivo: elevare gli emiliani a una big della Serie A.
La famiglia Saputo è alla guida del club dal 2015, ma da qualche stagione a questa parte sembra seriamente intenzionata ad andare oltre al compitino e portare il Bologna a una dimensione superiore. Per questo motivo, a maggio 2022, è stato scelto Giovanni Sartori come direttore tecnico. È lui, dopo le esperienze più che convincenti a Chievo Verona e Atalanta, l’incaricato di portare l’ambiente rossoblù a performare su livelli più alti. E il cambio marcia si nota immediatamente. Dopo qualche mese Sartori prende la difficile decisione di esonerare Mihajlovic per puntare subito in alto.
Al posto del tecnico serbo, il Bologna di Sartori sceglie di affidare la panchina a un allenatore che due anni prima si era salvato per il rotto della cuffia con lo Spezia, Thiago Motta. Il direttore tecnico rossoblù, però, ci aveva visto lungo. Dopo un periodo di adattamento, il 4-2-3-1 fluido adottato dall’ex centrocampista italiano dà subito i suoi frutti. La squadra emiliana chiude al 9° posto ma esprimendo un calcio moderno e divertente, già fastidioso per alcune big. È quest’anno, però, che è stato fatto uno step in più, tanto che i rossoblù si trovano addirittura in quarta posizione.
Tanto è il merito di Thiago Motta, ma di certo non è inferiore quello di Sartori e della squadra mercato rossoblù. Il lavoro dell’area scouting nella scelta dei profili da acquistare è stato davvero encomiabile, ed è per questo motivo che l’ex allenatore dello Spezia siritrova a disposizione una formazione in grado di mettere in difficoltà qualsiasi squadra del campionato, persino l’Inter capolista. Altro che algoritmi e Moneyball. Con un metodo un po’ all’antica, ma ancora oggi validissimo, Sartori e i suoi collaboratori hanno portato a Bologna una serie di calciatori molto interessanti.
Su tutti, chiaramente, spicca Joshua Zirkzee, ma il Bologna ha giocatori validi in tutti i reparti. Nella retroguardia annovera Posch (sei gol in metà campionato l’anno scorso) e Beukema (75.6 tocchi a partita, più di Alessandro Bastoni). A centrocampo si prende la scena l’incursore Lewis Ferguson (dieci gol in due stagioni e 2.1 tiri a partita in questa Serie A), ma sulle sue orme c’è anche il giovane Fabbian. Sulle fasce c’è Dan Ndoye, fermo a zero reti solo per sforttuna. Ha prodotto 1.85 xG e mancato quattro big chance. Tutti questi sono dolci e succosi frutti di un ottimo scouting.
Immedesimazione immediata, scelte forti e vincenti e un mercato coraggioso ed oculato. Questi sono gli ingredienti della ricetta perfetta di Giovanni Sartori, che potrebbe ingolosire i tifosi rossoblù tanto quanto un buon piatto di tagliatelle alla bolognese. Let him cook. Dopo aver portato il Chievo Verona e l’Atalanta in top four, il direttore tecnico di Firenze potrebbe inscenare un altro miracolo sportivo. Se il Bologna mantenesse questo ritmo accederebbe all Champions League (mica una qualsiasi coppa europea) dopo soli due anni dall’approdo di chef Sartori.