Il sogno di Gimbo Tamberi, dall’infortunio all’oro

Gianmarco “Gimbo” Tamberi, anche conosciuto come “Half-Shave”, è uno degli atleti italiani più importanti. Ha conquistato la bellezza di 9 medaglie d’oro, in cui spiccano quella ottenuta alle scorse Olimpiadi, quelle di Tokyo (alla quale tutti noi ci auguriamo riuscirà ad affiancare una medaglia a quelle di Parigi) e quella ottenuta al Mondiale di Budapest.

“Gimbo” è nato a Civitanova, nelle Marche, nel 1992. Figlio d’arte da parte di padre, Marco, anch’egli saltatore. Gianmarco è cresciuto praticando pallacanestra, sport di cui è un grandissimo appassionato, e proprio il salto, la disciplina del papà. A proposito di basket, proprio la NBA lo convocò ben due volte all’All-Star Celebrity Game.

Divenuto celebre in tutto il mondo non solo per le proprie medaglie, ma anche e soprattutto per il suo soprannome, “Half-Shave”, nato da un consiglio del padre. Gianmarco, infatti, in tutte le competizioni ufficiali si presenta sempre con esattamente metà barba rasata. Particolare “acconciatura” nata da un suggerimento del padre, che Gimbo accetta di buon grado e inizia a radersi sempre una sola guancia. Da allora, appunto, ogni volta che arriva in finale, Gianmarco gareggia con metà barba.

Ma non solo ori e medaglie, ovviamente. Perché tanti sono stati i momenti bui e il periodo difficile di Gianmarco, subito perlopiù da un tremendo infortunio alla caviglia, immediatamente prima delle Olimpiadi di Rio del 2016, un gigantesco palcoscenico da cui, purtroppo, Gimbo dovette ritirarsi. Una lotta contro il destino, e solo dopo quattro lunghissimi anni di lavoro e riabilitazione ha potuto rifarsi, combattendo proprio all’edizione successiva.
Il primo agosto 2021, ai Giochi Olimpici di Tokyo, Gimbo vinse la medaglia d’oro. Ma facciamo un passo indietro. Sia Gianmarco sia il suo più grande rivale, ma anche amico, Mutaz Barshim, saltano a 2 metri e 37 centmetri. Alla misura successiva, 2.39, entrambi compiono tre errori e falliscono il salto. A quel punto, il giudice propone a entrambi la possibilità di uno spareggio a oltranza. Bastò uno sguardo ai due amici, complici di un destino e di sofferenze comuni, grandi compagni per entrambi i loro percorsi, per decidere. Bastò uno sguardo, per Mutaz, per chiedere all’arbitro se fosse possibile una vittoria ex aequo, due ori. Bastò uno sguardo per decidere. Due ori a pari merito, realizzando così, il sogno di una vita.

Registrati alla nostra newsletter!