Il Re di Roma che abdicò

L’inizio della carriera in Brasile

Brasiliano molto atipico, la sua carriera professionista comincia in terra carioca, nell’Internacional di Porto Alegre, dove gioca per addirittura sei stagioni: anni di successo per la squadra brasiliana, che vince cinque titoli regionali “Gaùchos” (1973; 1974; 1975; 1976 e 1978) e tre titoli brasiliani  il “Brasilerio“, nel ’75, nel ’76 e nel 1979, – titolo che l’Internacional non aveva mai conquistato. Considerato ancora oggi uno dei più grandi giocatori del club, durante la sua militanza nella squadra di Porto Alegre vinse per due volte il premio Bola de Ouro, un prestigioso premio assegnato da una rivista brasiliana al miglior giocatore del campionato carioca. La Nazionale maggiore comincia ad accorgersi di lui, facendolo esordire nel 1976 nella sfida di Buenos Aires contro l’Argentina. Parteciperò anche al torneo del Bicentenario degli Stati Uniti, dove avrà anche il primo contatto con il nostro calcio, durante la vittoria per 4-1 conseguita proprio contro l’Italia, ma il rapporto con la Nazionale verdeoro – e con il selezionatore Coutinho – non decolla: finì presto fuori rosa e non venne convocato nemmeno per il mondiale argentino.

L’ignoto Falcao oscurato da Zico

Nell’estate del 1980, in un campionato italiano bruciato dallo scandalo calcioscommesse, riapre le frontiere ai calciatori stranieri. La Roma pensa in grande, e grazie alla segnalazione del Corriere dello Sport acquisisce, per un milione e mezzo di dollari, le prestazioni di Paulo Roberto Falcao. Tanto scetticismo si diffuse tra i tifosi e tra alcuni addetti del movimento: ma chi è questo brasiliano che costa così tanto? Mentre Zico è conosciuto anche da chi il calcio non lo segue, questo Falcao è un nome che non suscita nè sogni nè ricordi. Scetticismo che si diffonde anche durante le amichevoli precampionato. Un giocatore brasiliano atipico: elegante con la palla ai piedi, alto, slanciato e ben strutturato; insomma, più un europeo che un brasiliano. Anche nel modo di giocare non ha affinità con la scuola verdeoro: poca scena, pochi tunnel, nessun dribbling… Passaggi di prima, aggressività nei contrasti, mai un “colpo ad effetto”, godeva di più a mandare in porta i compagni piuttosto che segnare, mai gusto per lo spettacolo… Insomma, un brasiliano “strano“, un regista con la maglia numero 5, una maglia che in terra carioca ha un significato preciso: quando è indossata da un campione, la squadra gli ruota attorno. Ed è esattamente quello che accade con Falcao.

#POST-Arrivo-Roma#

La Roma esordisce nella stagione vincendo a Como, e si capisce subito che sarò bella e pratica. Falcao la dirige, ma non si propone come protagonista assoluto. E’ al tempo stesso il primo a difendere e il primo ad attaccare, contrasta come un difensore e lancia il pallone come un fantasista. Purtroppo, però, la prima stagione non decolla al massimo – al termine del primo anno conta tre reti, uno Scudetto mancato e la vittoria della Coppa Italia – ma solamente dalla seconda comincia a fare breccia nel cuore dei tifosi. Nella stagione successiva vince con la squadra giallorossa il suo primo campionato italiano, il secondo della storia della società, e colleziona complessivamente 27 presenze e sette reti in campionato, alle quali va aggiunto il bottino di cinque reti in incontri continentali. Viene soprannominato dai tifosi il “divino”, o anche “l’ottavo Re di Roma“. Nella stagione successiva continua a collezionare tante presenze, alcune reti e ottime prestazioni, che vedono la vittoria della Coppa Italia, ma anche la finale della Coppa dei Campioni, scivolata dalle mani ai rigori contro il Liverpool, sfida dalla quale Falcao non verrà mai perdonato, a causa della sua scelta di non calciare un rigore. Nella stagione del 1985 subisce un grave infortunio a causa del quale perderà gran parte della stagione, e dopo cinque anni di grandi successi e di lampi di classe, si cominciano ad inclinare i rapporti con la società. Finirà male con la Roma tra diffide, lettere di avvocati, visite fiscali e la rescissione del contratto per inadempienza. E così il 1º agosto del 1985 lascia la Capitale rescindendo il proprio contratto. Le ragioni del divorzio sono attribuite ai contrasti con l’allora presidente Dino Viola, in merito a dissidi contrattuali.
#POST-Scudetto#

Il ritorno in Brasile e l’ultimo anno di carriera

Nell’estate del 1985, quindi, decide di tornare in Brasile, trasferendosi al San Paolo, ma ormai il ginocchio non gli dà tregua, e dopo un anno di attività con la squadra brasiliana – durante la quale conta solamente dieci presenze, anche se si riesce ad aggiudicare il campionato – conclude definitivamente la sua carriera di calciatore, appendendo gli scarpini al chiodo.

#POST-Sao Paulo#

L’ottavo Re di Roma, quindi, abdica dal trono, ma sarà sempre e per sempre legato alla società capitolina, tanto che nel corso della stagione 2012/13 la società decide di inserirlo fra i primi undici giocatori della Hall of Fame ufficiale della Roma.

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