Fondi Mediorientali nel calcio: quanto hanno investito e quanto hanno vinto?

Negli ultimi anni i confini dell’Europa sono diventati una terra di opportunità strategiche per le monarchie del Golfo, in particolare per Emirati Arabi Uniti e Qatar: investimenti nel business di club di calcio prestigiosi, rotte e porti commerciali, accordi di sicurezza e appalti per la difesa. Diverse ragioni hanno reso possibile questa scelta politica:

  1. In primo luogo, Abu Dhabi e Doha hanno intensificato le ambizioni di politica estera e la proiezione geopolitica oltre il Medio Oriente;
  2. In secondo luogo, questi paesi orientati all’esportazione hanno cercato nuove rotte e mercati per aumentare la diversificazione economica post-petrolio e post-gas;
  3. In terzo luogo, hanno differenziato le alleanze internazionali a causa del ridotto ruolo americano nella regione del Medio Oriente.

La popolarità del pallone negli investimenti sauditi

Il consorzio guidato dal fondo sovrano saudita Public Investment Fund ha acquistato il club della Premier League inglese Newcastle United FC per 300 milioni di sterline. Il principe ereditario dell’Arabia Saudita Muhammad bin Salman, che è il presidente del Fondo per gli investimenti pubblici, è il terzo reale del vicino Medio Oriente a entrare nel mondo degli affari delle squadre di calcio. Gli stati del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti sono gli altri, che già possiedono un club nei campionati europei di calcio. Milioni vengono spesi e guadagnati nel calcio, soprattutto in Europa, con il dibattito su come il denaro abbia nel tempo controllato il gioco. La prossima tappa interesserà il Mondiale del Qatar, ma è già dal 2010 che i fondi mediorientali sono stati stanziati per conquistare il calcio in Europa.

Trasferimenti di prima classe…

Questa immensa popolarità si traduce in enormi somme di denaro estero già dal 2011 che si riversa nei club più prestigiosi valutati milioni. Miliardari, uomini d’affari arabi spendono milioni per l’acquisto di giocatori provenienti dalle migliori squadre del mondo. Questa spesa stratosferica, che fino ad oggi ha già raggiunto 6 miliardi di euro (secondo la fonte de Il Sole 24 Ore) ha anche un effetto sulla squadra, sull’immagine, sulle prestazioni e sui risultati. In questo processo, non mancano all’appello un certo numero di monarchie del Medio Oriente che sono state coinvolte nell’acquisto di squadre di calcio direttamente tramite i loro reali o attrarverso le loro società statali. Facciamo due esempi del passato che rendono bene l’idea di questi trasferimenti di capitale da capogiro:

  • Lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan per esempio, attraverso la sua società di private equity, il gruppo Abu Dhabi United si è impossessato del 78% delle azioni del gruppo City Football che possiede il club della Premier League Manchester City FC;
  • La squadra di calcio francese Paris Saint-Germain FC è diventata di proprietà della Qatar Investment Authority, il fondo sovrano del Qatar (fondo statale) attraverso la Qatar Sports Investment. Con il suo fondo statale per gli investimenti pubblici che ora possiede il club inglese, l’Arabia Saudita è diventata il nuovo membro del club del “club di proprietà dello sceicco”.

Dove sono diretti gli ingenti fondi del Golfo?

La maggior parte degli investimenti sono andati a favore dei club iconici di questo processo espansionistico: il Paris Saint-Germain da parte del Qatar e il Manchester City da parte degli Emirati Arabi, che hanno fatto una richiesta identica pari a circa 2,5 miliardi ciascuno. In stand by c’è Newcastle, inglobato da un consorzio diretto dal Public Investment Fund (Arabia Saudita) e come scordare il fondo Investcorp nel Milan, entrato a gamba tesa partendo da una valutazione del club pari a 1,1 miliardi di euro! Ma chi c’è dietro a questo fondo? Tra gli azionisti principali spicca l’emirato di Abu Dhabi con lo sceicco Mansour e Khaldoon Khalifa Al Mubarak, che occupa già la presidenza del Manchester City.

Guardando al futuro, mentre le rivalità politiche ed economiche delle nazioni del Golfo continuano a divampare, vedremo questa tensione riversarsi sul palcoscenico del calcio europeo? Con un mercato così redditizio e in rapida crescita, è sicuro dire che le nazioni del Golfo e i suoi paperon de’ paperoni continueranno a investire nel bel gioco e a raccogliere altrettanti benefici economici e sociali.

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