Dopo otto stagioni, cinque Scudetti, quattro Coppe Italia e due Supercoppe Italiane, l’era di Massimiliano Allegri alla Juventus sembra prossima a concludersi. Un’era inframezzata dai due anni di Pirlo e Sarri; due anni che rappresentano uno spartiacque tra un primo periodo vincente, durante il quale sono arrivati tutti i trofei sopraelencati, e il più classico dei sequel: grandi aspettative, qualche scena emozionante, ma tutto sommato una trama poco memorabile. Soltanto l’ennesima Coppa Italia potrebbe addolcirne il finale.
E così, con un anno d’anticipo, il club bianconero pare intenzionato a terminare la propria relazione professionale con Allegri. Tant’è che le voci sui possibili successori si susseguono da mesi, e mentre c’è chi insiste sui pochi risultati positivi ottenuti dal tecnico livornese nelle ultime tre stagioni (la valorizzazione dei giovani della Next Gen, la costruzione di un gruppo coeso e dalla parte dell’allenatore), una figura si staglia in cima alle preferenze della dirigenza juventina: Thiago Motta.
Su sei partite da allenatore contro la Juventus, Thiago Motta non ha mai vinto: 4 sconfitte nelle prime 4, poi due pareggi. In particolare, l’italo-brasiliano ricorderà bene l’ultima apparizione allo Stadium, piena di polemiche da ambo le parti, al termine della quale aveva “commentato” l’episodio Iling-Ndoye in eloquente silenzio e con il solo ausilio della mimica facciale. L’eventuale approdo di Motta sulla panchina bianconera sarebbe a dir poco sconvolgente: non solo per il suo passato neroazzurro, ma anche e soprattutto dal punto di vista tattico e manageriale.
Il The Athletic lo definisce “uno dei più attraenti prospetti manageriali del calcio europeo”. Un volto nuovo, di quelli che preferiscono proporre idee rivoluzionarie e lasciar parlare il campo. Thiago Motta significherebbe cambiare modulo: un ritorno alla difesa a quattro in cui Cambiaso agirebbe da fluidificante mentre Danilo sarebbe il jolly alla Posch (un centrale in grado di garantire copertura e supporto offensivo). Bremer, dal canto suo, potrebbe bene adattarsi al ruolo – magistralmente interpretato a Bologna da Riccardo Calafiori – di costruttore aggiunto alla manovra.
Il vero hype, tuttavia, riguarderebbe il reparto avanzato, laddove la linea dei tre trequartisti potrebbe esaltare l’esplosività di Chiesa, perfezionare le caratteristiche di Yildiz e, soprattutto, giustificare il rientro di Soulé. Probabilmente cambierebbe anche il terminale offensivo: non è da escludere che la Juve possa fare cassa con Vlahovic – poco abituato al mottiano gioco di raccordi – e dirottare il tesoretto su uno dei principali artefici del capolavoro bolognese: Joshua Zirkzee. La trattativa sarà ovviamente difficile, per questo si sta delineando sullo sfondo un piano alternativo.
È il piano B, ma viene sempre dalla Serie A: Raffaele Palladino, che i colori bianconeri li ha già indossati da calciatore, ha esordito come tecnico del Monza proprio contro la Juventus di Allegri, battendola. Da quel giorno ha intrapreso un percorso convincente e innovativo, seppure meno spettacolare e più votato al pratico rispetto all’ideale di Thiago Motta. Sarebbe la classica soluzione low cost, ma quanto svolto finora sulla panchina biancorossa non è affatto indifferente, anzi: lavorando sulla fase difensiva, è vicinissimo a migliorare l’undicesimo piazzamento dello scorso anno.
Con Palladino, la Juventus conserverebbe la difesa a tre già collaudata, ma perderebbe l’esistenza delle mezze ali in virtù di un centrocampo a due (Locatelli-più-un-altro) e l’aggiunta di un uomo sulla trequarti. Allora sì, di nuovo, potremmo assistere a una coppia giovane, dinamica e tecnica come Soulé-Yildiz, ma questa colta a supporto di una punta fisica come lo stesso Vlahovic e senza la frenesia di Federico Chiesa. Infine, in sottofondo, c’è una vocina ridondante che suggerisce un comeback di fatto irrealizzabile.
Il ritorno di Antonio Conte sarebbe una bomba tanto mediatica quanto motivazionale per molti giocatori; cambierebbe poco o nulla a livello di modulo e di interpreti, c’è solo un problema: è impossibile che accada. Considerando che la Juventus dovrebbe contemporaneamente versare l’ultimo stipendio annuo di Allegri, riservarne uno uguale o maggiore per un altro grande allenatore del passato recente con il culto di sé che potrebbe aver esaurito la propria spinta ultramoderna non sembra la migliore delle ipotesi. Ma ancora una volta, forse, molte cose dipenderanno da come si concluderà la stagione bianconera.