Quando si parla di calcio è impossibile non pensare al pallone che, dopo una lunga cavalcata piena di dribbling, passaggi ed eleganti tocchi di palla, entra in porta nei modi più disparati. Una rovesciata, un colpo di testa o un tiro da fermo. Il pallone che viaggia verso la porta, supera il portiere e ferma la sua corsa solamente in fondo alla rete. E lì, tutta la squadra ad esultare, tutti attorno al marcatore, il pubblico in delirio sugli spalti.
Ma quando si parla di calcio, inevitabilmente, si parla anche di arbitri, regole e sanzioni, elementi imprescindibili dal rettangolo di gioco, elementi che rendono il calcio – effettivamente – quello spettacolo che siamo abituati a vedere, a tifare e a gustare. Quattro gli arbitri: due guardalinee, il “quarto uomo” e il direttore di gara, tantissime le regole, diverse le sanzioni. Punizioni, fuorigioco, fallo laterale, rigore… Ma anche altre sanzioni, quelle disciplinari, che gli arbitri impongono come monito ai calciatori (e non) che non si comportano in campo come dovrebbero. Siamo sempre stati abituati a vedere poche sanzioni, ormai riconoscibili, ma quali sono questi provvedimenti disciplinari, volgarmente chiamati “cartellini”?
Signor arbitro, mano al taschino
Partiamo dai due cartellini più “famosi”, quelli che vengono sventolati più spesso, quelli di cui ormai tutti conoscono il significato. No, non stiamo parlando dei colori della Roma, ma del cartellino giallo e del cartellino rosso.
Ma andiamo con ordine: l’introduzione e la nascita dei cartellini ha origine nel lontano 1966, durante il Mondiale in Inghilterra, per mano dell’ex arbitro inglese Ken Aston. Da segnalare come, fino ad allora, i provvedimenti disciplinari verso i giocatori venivano resi noti solamente in maniera verbale, direttamente verso l’interessato, causando non poca confusione e polemiche. Durante l’edizione casalinga del Mondiale, quindi, l’arbitro di casa decisse di trarre ispirazione dai semafori per rendere pubbliche le sanzioni, ma è solo con l’edizione successiva dei Mondiali (1970) che venne regolamentato l’utilizzo dei cartellini. In Italia, invece, i cartellini arrivarono in ritardo, solamente nella stagione 1973/74, quando la FIGC ratificò l’utilizzo rendendoli parte ufficialmente della pratica calcio.
Tornando ai giorni nostri, che si tratti di gioco fermo o azioni in movimento, in qualsiasi momento l’arbitro può fermare il gioco per notificare ad uno o più giocatori (ma anche a tecnico o giocatori in panchina) il provvedimento disciplinare, estraendo dal taschino un cartellino rosso o giallo, in base alla gravità della sanzione. Entrambi i cartellini vengono sventolati verso coloro che sono andati contro il regolamento, compiendo una o più infrazioni.
Il cartellino giallo, chiamato anche “ammonizione“, viene sventolato per infrazioni “minori” o per ripetute infrazioni, e non ha pesanti e dirette conseguenze verso il giocatore, che deve però iniziare a stare più attento al suo comportamento: al secondo cartellino giallo, infatti, scatta automaticamente il cartellino rosso. Il cartellino rosso, a questo punto, porta direttamente all’espulsione del giocatore dal campo di gioco, estratto in caso – appunto – di doppia ammonizione o di grave infrazione alle regole del gioco. Il giocatore espulso deve lasciare il campo da gioco senza avere la possibilità di essere sostituito, lasciando i propri compagni con un giocatore in meno, con conseguenze anche sulle partite successive.
Indizi dalle altre categorie
Né rosso né giallo, ma nemmeno arancione. Sono completamente diversi i cartellini verde, bianco e blu, suggeriti principalmente nelle altre categorie del calcio, che si tratti di giovanili (cartellino verde) o calcio a 5 o a 8 (cartellino blu). Suggerimenti, e soprattutto test interessanti, fondamentali per avvicinare soprattutto i più giovani ad un calcio più “corretto” ed “educato”.
Partiamo dal cartellino azzurro, esclusivo – per ora – del calcio a 5 o del calcio ad 8. Stiamo parlando di una sanzione che si affianca ai cartellini giallo e rosso, dal significato simile ma diverso. Nel calcio a 5 e nel calcio ad 8, fondamentalmente, il calciatore viene sanzionato con un cartellino azzurro solo nel caso di espressioni blasfeme, ma ha avuto anche applicazioni in diversi casi di violazione del regolamento. Brevemente, il cartellino azzurro comporta l’espulsione temporanea per 4 (5, nel calcio a 8) minuti dal terreno di gioco, al termine dei quali il calciatore può tornare in campo e la squadra può nuovamente giocare con tutti i giocatori a disposizione. Semplice, direste voi. Per nulla: il cartellino azzurro ha anche la validità di ammonizione. Nel caso in cui il comportamento sanzionato venga ripetuto, la seconda sanzione non porterà ad altri 4 o 5 minuti di espulsione, ma ad una espulsione diretta. Allo stesso modo, un giocatore che ha ricevuto un cartellino azzurro, verrà espulso direttamente nel caso in cui riceva un cartellino giallo nella stessa partita.
Andiamo invece ad analizzare i due ultimi cartellini, quello bianco e quello verde. I due cartellini hanno sostanzialmente lo stesso significato: nessuna applicazione sul gioco, ma il loro valore è puramente simbolico. Il cartellino verde è esclusivo del settore giovanile. Si inserisce nello stesso contesto dei cartellini classici, rosso e giallo, ma stravolge completamente il significato educativo. Il “semaforo” comportamentale trova l’occasione non solo per sanzionare con avvertimento (giallo) o allontanamento (rosso) i comportamenti scorretti, ma anche (e finalmente) di premiare quelli corretti, virtuosi e di fair play. Non più stimoli negativi, ma stimolo positivo. Comportarsi bene non per paura della sanzione, ma per ambizione al riconoscimento, per la virtù del “fare bene”. Stesso valore per il cartellino bianco, che invece ha debuttato nel calcio professionistico. Nell’occasione di Benfica-Sporting femminile, l’arbitro ha sventolato il cartellino per ben due volte, rivolgendosi ai medici dei due club, “rei” di aver abbandonato le panchine per soccorrere uno spettatore colpito da un malore in tribuna. Nessuna influenza alla partita, nessun cambio al risultato, nessuna apparizione nel referto arbitrale. Nessuna modifica del gioco, solamente un omaggio all’etica calcistica, come primo, importante indizio per premiare ulteriormente e sempre di più il fair play.