Carlo Ancelotti è oggi l’unico allenatore ad aver vinto quattro Champions League, due con il Milan e due con il Real Madrid, e tutti e cinque i titoli dei principali campionati europei, con Milan, Chelsea, PSG, Bayern Monaco e Real Madrid. Basterebbero questi dati per riassumere la straordinaria importanza di “Carletto” nella storia del calcio internazionale.
Flemma? No, leadership signorile e autoironica
La grandezza di questo allenatore romagnolo, ormai entrato di diritto nell’olimpo del calcio mondiale dopo aver conquistato con il Real Madrid la regina delle coppe, è racchiusa in quei pochi significativi frammenti nei quali, durante la recente semifinale di Champions League contro il Manchester City, si volta verso la panchina per ricevere da Marcelo, Kroos e il suo staff alcuni consigli su nuovi eventuali cambi da effettuare. Un gesto unico nel suo genere che qualifica la grandezza di Carlo Ancelotti e il livello di sintonia con i propri calciatori. Lo stesso Kroos dopo la partita confermerà il fatto che Ancelotti avesse chiesto, proprio ai giocatori veterani, un’opinione sulle modifiche da apportare alla squadra nei tempi supplementari.
“Yes, we can”
Carlo Ancelotti è riuscito, grazie alle sue doti umane e la sua grande esperienza, a creare una perfetta armonia tra giocatori e staff tecnico compattando tutti gli spogliatoi che ha diretto e nei quali tutte le decisioni del mister, anche le più drastiche, sono state sempre accettate. Nella già citata semifinale di ritorno Carlo aveva sostituito oltre Kroos, anche Modric e Casemiro ma tutti sono rimasti in panchina a dare il loro contributo in una perfetta coralità. Sotto questo aspetto Ancelotti è l’allenatore più amato d’Europa, sia dalle grandi stelle del calcio mondiale come Cristiano Ronaldo e Benzema ma anche dai più giovani che non ha mai avuto paura di lanciare.
Ma chi sono stati i suoi grandi maestri?
Carlo, nato a Reggiolo in provincia di Reggio Emilia, è figlio di un allevatore e trascorre l’infanzia nella campagna emiliana. La tranquillità di quegli anni lo hanno reso probabilmente “il leader calmo” che è oggi, per citare il titolo della sua riuscitissima biografia. Dal campo alla panchina, con un trascorso di ben 468 partite disputate senza mai prendere un cartellino rosso! Da piccolo è tifoso dell’Inter ma curiosamente non ha mai giocato o allenato i nerazzurri, passerà la maggior parte della sua prestigiosa carriera di calciatore principalmente tra Roma e Milan.
- Il periodo romano – A Roma, in cui è stato protagonista dello storico scudetto del 1983, ha avuto modo di assorbire i metodi di allenamento di un grande maestro come Nils Liedholm. Carlo lascerà i giallorossi nel 1987 dopo otto lunghe e meravigliose stagioni.
- Il periodo rossonero – Il Milan di Berlusconi, nonostante i gravi infortuni alle ginocchia che avevano tormentato Carlo alla Roma, volle fortemente il calciatore. In rossonero, Ancelotti incontra Arrigo Sacchi che cambierà per sempre la sua storia di giocatore ma soprattutto da futuro allenatore. Il tecnico di Fusignano adottava nuove metodologie di allenamento e un’intensità tattica assolutamente inedite per il calcio italiano e mondiale. Arrigo Sacchi fece di Carlo Ancelotti il perno attorno al quale il suo Milan ruotava e il centrocampista vivrà coi rossoneri le sue migliori stagioni da calciatore legandosi fortemente con il suo allenatore.
Quella parentesi ai Mondiali 1994 e poi la grande sfida con il Parma
Ancelotti era un predestinato, e nel 1992, dopo aver disputato diverse stagioni in rossonero, abbandona il calcio per andare a fare il vice di Arrigo Sacchi diventato nel frattempo il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana. Dopo la parentesi azzurra, culminata nella spedizione al mondiale di USA ’94, Carlo è pronto a fare il grande salto. Nel 1996, viene chiamato dal Parma per allenare una squadra di provincia dalle grandissime ambizioni e Carlo si dimostra subito un “sacchiano” convinto. Gioca un rigido 4-4-2 fatto di grande intensità che porterà i gialloblù, nel 1997, a un passo da uno storico scudetto perso solo nelle ultime giornate.
L’allievo supera il maestro e vola all’estero…
I grandi club si accorgono delle straordinarie capacità di Carlo e dopo il Parma arrivano la panchina della Juventus e poi quella del suo amato Milan, con il quale vince tra il 2002 e il 2008 praticamente tutto quello che c’era sul piatto! Le squadre più blasonate del vecchio continente mettono gli occhi su Carletto e il salto appare inevitabile, con la panchina del Chelsea nel 2009 e poi quelle di PSG, Real Madrid e Bayern Monaco. Carlo farà sorprendentemente ritorno in Italia nel 2018 per una breve parentesi al Napoli, per poi riprendere immediatamente il suo viaggio internazionale, prima all’Everton nel 2019 e poi, dalla scorsa estate, in Spagna, con il clamoroso ritorno al Real Madrid.
Cosa ci piace della sua leadership
È stato allievo di allenatori del calibro di Liedholm, Sacchi e Capello e quindi il suo marchio di fabbrica è la difesa a zona a 4, predilige il possesso palla ma le sue squadre sono sempre state capaci di adattarsi anche all’avversario. Possesso palla e pressione alta contro le squadre più chiuse, mentre contro quelle più tecniche, che preferiscono giocare la palla, all’occorrenza si adatta per chiudersi a protezione dell’area di rigore e per organizzare micidiali ripartenze. Cosa ci piace di più di questo leader buono? La sua idea di calcio e quell’incredibile aplomb che hanno solo i grandi uomini come lui.
La favola di Carlo sembra non essere ancora arrivata alla parola “Fine”, al contrario, è ancora tutta da scrivere…