C’è qualcosa di profondamente diverso in Wimbledon: forse è il bianco candido dell’abbigliamento, l’erba tagliata con maniacale precisione o il silenzio composto del pubblico tra un punto e l’altro. Forse il tradizionale té delle cinque inglese, o la pioggia che – puntuale come sempre – minaccia ogni edizione. Ma da quando, nel lontano 1877, il torneo ha preso vita, nessuno ha più avuto dubbi: Wimbledon non è solo uno Slam. Wimbledon è lo Slam.
Chi potrà conquistare la “Corona”?
Tutti gli occhi sono puntati, naturalmente, su Carlos Alcaraz, il campione uscente. Il giovane spagnolo ha dimostrato nelle ultime stagioni una maturità tattica e mentale da veterano, abbinata ad un’esplosività atletica che lo rende uno degli atleti più completi del circuito. L’erba, che inizialmente sembrava un terreno ostico per il suo gioco, è diventata il suo giardino. Ma la riconferma, si sa, è sempre la sfida più dura. A provare a strappargli lo scettro ci sarà, ovviamente, Jannik Sinner. Il numero uno d’Italia arriva a Londra con il sogno – ormai infranto – di un trionfo nella terra di casa, proprio al ritorno dopo diversi mesi di stop forzato. E, per giunta, sogno del trionfo spezzato proprio in finale, proprio contro lo spagnolo Alcaraz, a cui spera di riuscire a ricambiare subito il favore. Un altro sogno, quello di un trionfo italiano a Wimbledon – impresa mai riuscita a nessun azzurro nel singolare maschile – non deve più essere solo una suggestione. Dall’altra parte del tabellone, occhi puntati su Djokovic: nonostante il serbo arrivi all’appuntamento con qualche incertezza fisica, il sette volte campione ha nel cuore Wimbledon, luogo dove ha spesso riscritto i record e affrontato i più grandi, i più iconici del tennis. Ma sarà in grado di regere fisicamente fino alla seconda settimana? Le incognite sono più del solito, ma guai a darlo per spacciato. Abbiamo deciso di evidenziare solo questi tre campioni, ma occhio anche a Medvedev, Zverev e il giovane Rune: tutti giocatori che – pur non amando particolarmente e follemente l’erba – hanno i colpi per fare strada.
Tra regine e outsider
Nel femminile, invece, è il nome di Iga Świątek a dominare la vigilia. La polacca, numero uno al mondo, ha già conquistato praticamente tutto su terra e cemento, ma Wimbledon le è sempre sfuggito. Dietro di lei, Elena Rybakina – già campionessa a Londra nel 2022 – e Aryna Sabalenka, sono pronte a ribaltare i pronostici, come spesso accade nel femminile, da sempre più imprevedibile. Da tenere d’occhio anche le sorprese: Ons Jabeur, finalista delle ultime due edizioni, ha sempre portato il suo tocco magico fino alle ultime fasi del torneo, e sogna la definitiva consacrazione.
Gli italiani in gara
Oltre a Sinner, il tennis italiano si presenta con una pattuglia agguerrita. Matteo Berrettini – finalista a Wimbledon nel 2021 – spera di aver lasciato alle spalle i problemi fisici che ne hanno rallentato la carriera, mentre nel femminile, occhi puntati su Jasmine Paolini e Martina Trevisan, che arrivano con buone sensazioni e tanta voglia di sorprendere.
Insomma, nessuna pubblicità e nessuna musica ad alto volume. Solo silenzio, elegenza e tradizione. Wimbledon resta il torneo dove anche il tempo sembra inchinarsi al tennis, è il luogo dove i sogni più grandi si realizzano o si infrangono nel silenzio. Perché Wimbledon, in fondo, non è solo un torneo: è un rito. E anche quest’anno, siamo pronti a celebrarlo.