Dopo 38 giornate la Serie A ha finalmente decretato un nuovo vincitore, per la quinta volta negli ultimi cinque anni diverso dal precedente. Quest’anno, poi, il finale è stato tutto da vivere: praticamente tutto è stato deciso solamente all’ultimo minuto dell’ultima partita. Le garanzie erano solamente due: la matematica retrocessione del Monza e l’aritmetica qualificazione alla Champions League per Napoli, Inter e Atalanta. Il resto? Tutte incognite da risolversi negli ultimi 90 minuti. Dopo un finale al cardiopalma, è stato il Napoli di Antonio Conte a conquistare il suo quarto scudetto, il secondo in tre anni, superando in classifica i nerazzurri di un solo, misero, punticino. Facciamo un recap di questa bellissima stagione.
Scudetto ed Europa, quella che conta
Lì, in alto, in estasi c’è il Napoli, che vince lo Scudetto e lo fa per di più non partendo da favorita, con una stagione di altissimo livello. La squadra guidata da Conte ha trovato la forza e la tenacia per tenere testa all’Inter, grande favorita di inizio stagione, per poi scalzarla nelle ultime giornate in un finale da brividi. Determinante è stato l’apporto degli uomini chiave: Lukaku e McTominay tra tutti, condottieri scelti dal generale Antonio per guidare la scalata.
D’altro canto, l’Inter può recriminare per qualche passo falso di troppo in una cavalcata quasi trionfale per continuità e qualità. Per non parlare dei due percorsi di Coppa Italia e Champions che hanno inevitabilmente risucchiato energie dalla squadra (con la Champions ancora a portata di mano, in vista di quella finale del 31 maggio…). Chiudono il quadretto delle qualificate Atalanta e Juventus, con quest’ultima che dopo un’annata a dir poco altalenante deve aspettare solo l’ultima giornata per conquistare l’aritmetica qualificazione, obiettivo minimo della stagione. Roma e Bologna (grazie alla vittoria della Coppa Italia) conquistano l’Europa cadetta, mentre la Fiorentina si qualifica nuovamente per la Conference League.
I verdetti più amari
Chi invece esce con le ossa rotte è il Milan, in una stagione piena di contraddizioni e culminata con un deludente ottavo posto, compreso anche di esclusione da tutte le coppe. L’ambiente rossonero è scosso, i tifosi hanno manifestato apertamente il malcontento e le critiche alla società: che sia il momento di una profonda riflessione?
Sul fondo della classifica, invece, il verdetto più amaro è toccato a Empoli, Venezia e Monza. Nessuna delle tre è riuscita a invertire per tempo quella rotta di collisione che puntava dritta alla retrocessione. Mentre le dirette concorrenti Cagliari, Verona e Lecce, soprattutto nel finale, hanno tirato fuori unghie e i denti per rimanere nella massima serie. Menzione particolare per il Monza, con una sola vittoria nelle ultime venti gare, è stata per tutta la stagione fanalino di coda, in un vero e proprio crollo verticale rispetto ai risultati dei precedenti anni.
La sorpresa
Non serve nemmeno scriverlo: la sorpresa della stagione può e deve essere una sola. Il Como, la neopromossa che ha saputo ritagliarsi un posto nella parte sinistra della classifica. E nemmeno in un modo banale. Il motto di mister Fabregas, “se bisogna perdere, allora si perde giocando bene” ha finalmente carburato, capace di mettere a sedere e far togliere il cappello a tante squadre blasonate. Gioco propositivo, progetto tecnico chiaro e una società presente. Tanto di cappello.
Il campionato appena concluso ha lasciato un segno profondo, come solo la Serie A sa fare. Ha raccontato storie di rinascita e declino, di conferme e sogni spezzati. Ora ci sarà il tempo per rifiatare, per progettare il futuro. Ma una cosa è certa: anche questa stagione ha ricordato perché il calcio italiano resta uno dei più affascinanti al mondo.
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