Tutte le contraddizioni della Fiorentina di Italiano

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In tre anni la Viola non ha raggiunto maturità e consapevolezza

La Redazione10 Apr 2024

Da un lato l'avanguardia architettonica del Viola Park, i milioni investiti sul mercato da Commisso, la presunta attrazione suscitata da Vincenzo Italiano nei confronti di grandi club. dall'altro, il decimo posto in classifica, acquisti onerosi poco valorizzati e una fase difensiva da mani nei capelli. La Fiorentina sarà anche ai quarti di Conference e a pochi passi dalla finale di Coppa Italia, ma tutt'oggi pecca inguaribilmente di inconsistenza. Un multiverso prevedibile nella sua imprevedibilità, dal mercato in entrata a quello in uscita, dalla gestione dei calciatori ai risultati in campo.

Come riportato da Giuseppe Pastore, con la sconfitta di domenica, per la prima volta nella sua storia la Fiorentina non ha guadagnato punti né all'andata né al ritorno contro Juventus, Inter e Milan, segnando appena un gol in sei partite. Il copione è sempre stato più o meno lo stesso - in svantaggio nel primo tempo, poi caricare a testa bassa per tutta la ripresa costruendo sì e no due palle-gol accidentali sconiurate dai portieri avversari o, vedi Nzola, dai compagni stessi - ad eccezione della più divertente partita casalinga contro il Milan rovinata da un posizionamento difensivo disarmante.

Ne risulta un quadretto episodico, incoerente, discontinuo, capace, per esempio, di vincere in casa del Napoli e perdere la partita successiva contro l'Empoli a Firenze. È il paradosso inspiegabile di una squadra frenetica ma dalla costruzione di gioco lenta (progresso medio di 1,68 m/s), regina del pressing (11.3 di PPDA) ma incapace di finalizzare (su 261 azioni cominciate con palla recuperata nella metà campo avversaria, appena 38 tiri e 2 gol), costantemente alla ricerca del traversone (16 a partita senza considerare i calci piazzati) pur non potendo contare su grandi saltatori offensivi.

Le colpe vanno ovviamente spartite. Nonostante la disponibilità economica offerta dal presidente Commisso (dal 2019 sono 14 i calciatori acquistati sopra i 10 milioni), il direttore sportivo Pradè non è ancora riuscito a far fruttare il tesoretto accumulato con le partenze di Vlahovic e Chiesa, sovraffollando spesso reparti coperti come quello offensivo (tra Cutrone, Kokorin, Piatek, Cabral, Jovic, Nzola, Belotti e Beltrán non una doppia cifra in campionato) o la linea mediana, sottovalutando invece ruoli nevralgici come i centrali di difesa o il trequartista (malamente falliti gli esperimenti Barák e Sabiri).

Italiano, poi, è tra i nomi maggiormente in hype per la prossima stagione, e certamente qualche merito ce l'ha. Molti ne elogiano lo stile di gioco offensivo e alcune sperimentazioni ultramoderne come la partecipazione dei difensori centrali alla manovra d'attacco (in particolare Martínez Quarta). L'allenatore viola, tuttavia, è cascato spesso nei soliti, cocciuti errori. In primis, la difficoltà nel trovare alternative tattiche contro squadre difensivamente organizzate come la Juventus di Allegri (in 8 partite tra campionato e Coppa Italia, 5 sconfitte per 1 a 0).

C'è poi il dato emblematico: 142 partite consecutive senza schierare una formazione uguale a un undici schierato in precedenza - il che va di pari passo con la frequente forzatura dei propri principi di gioco su interpreti non idonei (basti pensare al rapporto disastroso del duo Milenkovic-Igor con la linea difensiva oltre la metà campo che ha determinato la sconfitta in finale di Conference League). Ma in generale, il livello di attenzione della squadra - e qui subentrano le colpe dei calciatori stessi - è preoccupante in quanto a incostanza.

Per esempio, dei 35 gol subiti in Serie A, 11 sono arrivati all'inizio della ripresa. Inoltre, sono molti di più i minuti passati a rincorrere (738) piuttosto che quelli trascorsi in vantaggio (560). Insomma, la sensazione è che nei tre anni di Italiano sulla panchina della Fiorentina (e nei cinque di Commisso come presidente) non siano stati compiuti progressi verso una crescita coerente e lineare di gioco e risultati - tant'è che la Fiorentina performa meglio nelle competizioni a eliminazione diretta. E ora che l'allenatore sembra destinato a cambiare, probabilmente bisognerà ricominciare da capo.