Terzini forti, destini forti: da Di Lorenzo a Kayode
Luciano Spalletti può contare su una selezione di terzini che mescola esperienza, qualità e dinamismo
La Serie A riparte, ma sembra che qualcuno non abbia mai smesso di correre. Il Napoli Campione d'Italia ha inaugurato la nuova stagione nel migliore dei modi, nonostante il brivido iniziale provocato da uno sventurato Cajuste. Per fortuna di Garcia, ci hanno pensato i soliti noti a rimettere le cose a posto: Politano, Osimhen, e soprattutto Giovanni Di Lorenzo.
Il capitano dei partenopei si conferma una sicurezza per la fascia destra azzurra - tanto per il club quanto per la Nazionale. A 30 anni compiuti, Di Lorenzo si trova all'apice di un percorso che lo ha trasformato da semplice "laterale" a vero e proprio terzino fluidificante, solido difensivamente (oltre che corretto: lo scorso anno 0,8 falli a partita e appena due ammonizioni), costante, forte nel gioco aereo.
Una risorsa continua in chiave offensiva, ormai un rifinitore a tutti gli effetti. I due assist di sabato sono esempi antitetici di caparbietà e intelligenza. Il primo: raccolta di testa una palla vagante, poi subito a lanciarsi nello spazio dietro al difensore, conservando la lucidità di alzare lo sguardo e scaricare la palla nei piedi del proprio centravanti dopo 40 metri di corsa intralciata da Mazzitelli. Il secondo, a chiamare il pallone basso spalle alla porta, perché sa già che con un colpetto di punta avrebbe mandato in porta il suo compagno, ricalca l'estro di un trequartista.
Insomma, non abbiamo dubbi che Luciano Spalletti - il quale, alla crescita del giocatore, ha contribuito e non poco - farà affidamento su di lui, anche per le doti di leadership ormai accumulate ("Di Lorenzo fa il capitano perché ha la pagella migliore", diceva l'ex tecnico del Napoli a due bambini fuori dal campo di allenamento). Ma il nuovo CT, conferma la stagione appena cominciata, potrebbe avere alcune difficoltà, in senso positivo, nella selezione degli altri esterni difensivi.
Sulla sinistra, la certezza si chiama Federico Dimarco. Anche lui reduce da un'annata di enorme crescita, si è sposato perfettamente come quinto nel 3-5-2 di Inzaghi. Il suo limite rimane l'autonomia, ma la meno dispendiosa difesa a quattro di Spalletti potrebbe colmarlo. Le soluzioni, comunque, abbondano. A partire dall'usato sicuro: Darmian subisce un dribbling ogni due partite, è un maestro dei contrasti a terra (2.7 p90) e garantisce quella copertura necessaria per lasciar sgasare il terzino della fascia opposta.
Ma Spalletti è un innovatore, uno a cui piace valorizzare i giovani meritevoli. E, da questo punto di vista, si può sbizzarrire. Soprattutto sulla corsia mancina. Destiny Udogie, per esempio, che nell'Europeo U21 aveva lasciato mal presagire, sta impressionando il pubblico londinese con grande attenzione difensiva e una nuova veste tattica che gli consente di accentrarsi spesso in fase d'impostazione ed essere sempre nel vivo del gioco (70.5 tocchi a partita nelle prime due di campionato).
Il posto tra i grandi, però, se lo dovrà sudare, perché tra i contendenti c'è un piccoletto che va come un treno e non si ferma di fronte a nulla. Fabiano Parisi, nonostante un metro e settantotto di statura, vince il 58% dei duelli a terra, per poi rialzarsi e correre, dribblare, e correre di nuovo. Anche perché, dalle retrovie, sta arrivando rumorosamente Andrea Cambiaso, passato in un attimo da incognita uscente a padrone della fascia sinistra juventina. Contro l'Udinese, un assist al bacio per l'incornata di Rabiot e una precisione tra passaggi, cross e palle lunghe che rasenta la perfezione.
Se sulla destra, poi, ci aspettiamo un gran lavoro di Juric su Bellanova e maggiori opportunità per Alessandro Zanoli (che tanto bene ha fatto nella seconda parte di stagione con la Sampdoria), il futuro leggermente più lontano sembra già scritto. Michael Olabode Kayode (2004), erore degli azzurrini campioni d'Europa schierato un po' a sorpresa da Italiano contro il Genoa, sembra destinato a grandi cose - chiedete al povero Jagiello per conferma. Dopotutto, parafrasando il commissario tecnico della Nazionale, terzini forti, destini forti. Non c'è altra strada.