“Lo Zio” Bergomi tra i Mondiali in campo e dietro al microfono

Abbiamo intervistato Beppe Bergomi, storico difensore dell’Inter degli anni ’80 e ’90 e della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1982. Nella chiacchierata con Andrea Zenga, figlio del suo ex compagno di squadra Walter, lo “Zio” ha ripercorso alcuni momenti della sua lunga ed emozionante carriera da calciatore, che lo ha visto vestire solo due maglie, e da commentatore tecnico nelle telecronache.

Il palmares di Beppe Bergomi conta molti traguardi prestigiosi, tra cui quello più sognato da tutti i calciatori: il Mondiale, vinto nel 1982 ad appena 18 anni: “A quell’età sei un po’ incosciente e ti rendi conto di ciò che hai fatto solo a posteriori. Durante il percorso nel torneo mi hanno aiutato i valori che mi avevano trasmesso la famiglia e le persone a me vicine“. Ha commentato Bergomi, che poi ha continuato: “La parte difficile arriva dopo, perché la stagione successiva tutti si aspettavano da me prestazioni da Campione del Mondo. Quando sbagliavo, le critiche erano durissime. In quei momenti ti aggrappi a quei valori che ti hanno portato a vincere il Mondiale“. Il Commissario Tecnico di quella Nazionale era Enzo Bearzot, storica figura del calcio italiano e non solo. Bergomi ha confidato che il CT “era come una guida e un padre. Era un uomo che non si limitava a sapere solo di calcio, ma era uno studioso e una persona molto colta. Teneva moltissimo ai comportamenti e al rispetto per l’avversario. Una volta mi sgridò per un’esultanza“. Il secondo grande trofeo conquistato da Beppe Bergomi è stato lo Scudetto dei record della stagione 1988/89: “Eravamo una squadra forte composta da buoni giocatori. Ma due in particolare erano i campioni: Andy Brehme e Lothar Matthaus“.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Bergomi ha iniziato la sua carriera da commentatore tecnico delle partite di Serie A, Champions League e Nazionale. Nonostante abbia confermato che vincere sul campo è molto meglio che dalla tribuna stampa, ha confidato: “Per tutti noi il calcio è emozione. Dopo le grandi vittorie della Nazionale, io e Fabio ci siamo abbracciati e abbiamo pianto assieme. Questa è la passione che mi accompagna ancora oggi“. Alla domanda sul gol che avrebbe voluto commentare, ha risposto: “Quello di Van Basten nella finale dell’Europeo del 1988 e il Gol del secolo di Maradona contro l’Inghilterra del Mondiale 1986“. Riguardo l’immortale campione argentino, avversario di mille battaglie, ha aggiunto: “Era una persona molto leale in campo e aveva una leadership unica. Diego era il più forte in assoluto“.

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