Settembre è il mese di nuovi inizi e ripartenze… Anche la Champions League, con l’autunno alle porte, entra nel vivo con le prime giornate della fase a gironi. La storia dell’edizione corrente è ancora tutta da scrivere, pertanto le emozioni legate alle precedenti edizioni affiorano alla mente ricordandoci come questa competizione sa essere davvero speciale.
I Draghi di Porto tra le grandi del calcio europeo
Tra le tante straordinarie storie che la Champions League ci ha regalato, c’è l’incredibile vittoria del Porto nell’edizione 2004. I Dragoes sono l’unica squadra non inglese, spagnola, tedesca o italiana a vincere la Champions League dal 1996 in poi. Nel 2004, i portoghesi bissano il precedente successo nell’edizione della Coppa dei Campioni del 1987, quella passata alla storia per il colpo di tacco di Rabah Madjer che valse all’algerino il leggendario soprannome de ”Il tacco di Allah“.
Lo straordinario lavoro di Josè Mourinho
Tornando all’edizione del 2004, questa può essere considerata senza dubbio come il vero capolavoro di Josè Mourinho. Il giovane tecnico dei portoghesi fu decisivo per il trionfo di una squadra che non aveva certamente i favori del pronostico. In assenza di veri fuoriclasse – l’unico grande calciatore era il centrocampista Deco – la forza di quel Porto era l’organizzazione tattica e il collettivo che lo ”Special One“ esaltò al massimo.
La vittoria del 2004 è stata costruita mattone dopo mattone negli anni precedenti: nel 2001 il tecnico di Setubal viene chiamato sulla panchina del Porto e già dalla stagione successiva il Porto vincerà praticamente tutto quello che c’era da vincere: campionato, Coppa di Portogallo e poi la Coppa Uefa.
La cavalcata verso la Finale
Arriviamo così ai nastri di partenza della Champions League 2003/2004. Il girone eliminatorio è di ottimo livello, ma il Porto riesce a qualificarsi alla fase successiva piazzandosi al secondo posto dietro al Real Madrid, precedendo l’Olympique Marsiglia e il Partizan di Belgrado. Alla fase a gironi, per la prima volta nella storia della competizione, segue subito quella a eliminazione diretta, dove il porto dovrà affrontare il glorioso Manchester United di Sir Alex Ferguson.
È un ottavo di finale equilibrato fino all’ultimo minuto della gara di ritorno, quando un gol di Costinha raggela l’Old Trafford regalando il passaggio del turno ai portoghesi. È il momento in cui la storia di quella Champions League e di Mourinho cambieranno per sempre. Nei quarti di finale, la banda di Mou si trova di fronte i francesi dell’Olympique Lione dell’estroso brasiliano Juninho Pernambucano.
Dopo la vittoria per 2-0 nella partita di andata, il Porto resiste agli assalti dei francesi nel match di ritorno, nel quale – grazie alla straordinaria doppietta di Maniche – impone al Lione un 2-2 che regala ai Dragoes la semifinale. Sulla strada per la finale c’è da superare il temibile Deportivo La Coruna: i galiziani erano appena stati protagonisti di uno straordinario quarto di finale nel quale, con un incredibile 4-0 nella partita di ritorno a La Coruna, eliminarono il favoritissimo Milan.
Si affrontano le due grandi sorprese di quell’edizione, tra l’altro accomunate da una curiosa similitudine delle maglie da gioco frutto di colori sociali, il bianco e il blu, identici. La doppia sfida è, anche in questo caso, molto equilibrata: lo 0-0 dell’andata lascia tutto aperto, mentre nella sfida di ritorno sarà solo un rigore, calciato da Derlei, a regalare al Porto la vittoria per 1-0 e l’accesso alla Finale.
La finale di Gelsenkirchen
L’atto conclusivo si disputa il 26 maggio 2004 all’Arena Auf Schalke di Gelsenkirchen, la finale tra Monaco e Porto che sa di inedito assoluto. Davanti a più di 50.000 spettatori va in scena il trionfo degli uomini di Mourinho, che con un secco 3-0 si sbarazzano senza troppe difficoltà dei monegaschi allenati da un’altra conoscenza del calcio italiano, Didier Deschamps.
I gol di Carlos Alberto, Deco e Alenitchev, oltre a riportare dopo 17 anni la Coppa dalle grandi orecchie in Portogallo, rappresentano anche il punto di arrivo dello straordinario percorso che quella squadra aveva iniziato nel triennio precedente. Alcuni calciatori, e la guida tecnica di quel Porto, assunsero dopo quella serata una caratura di livello internazionale tale che gli valse la chiamata di alcuni grandi club Europei. Proprio Mourinho – dalla stagione successiva – siederà sulla panchina del Chelsea diventando per sempre lo ”Special One“.