Il segreto di Daniele De Rossi, l’astro nascente della panchina italiana
Da Capitan Futuro ad allenatore di successo: DDR non perde tempo
La sua carriera di allenatore è appena agli inizi, ma i risultati già parlano per lui: Daniele De Rossi è il nome nuovo nel firmamento delle panchine italiane, di certo una delle più grandi sorprese nella stagione 2023/24 di Serie A e nella stagione della Roma. L'avvicendamento con Mourinho è da brividi, fuori il mostro sacro dentro l'esordiente o quasi, eppure DDR accetta la sfida senza nemmeno scomporsi, mette piede a Trigoria e dall'oggi al domani trasforma i suoi in undici dobermann che sbranano l'avversario. La Roma è casa sua, si sa: ci ha giocato una vita intera, ci lavora il padre Alberto, conosce tutto e tutti... Ma davvero basta questo a spiegare il fenomeno DDR? Crediamo di no, non solo almeno. Scopriamo i segreti di Capitan Futuro in giacca e cravatta.
Appesi gli scarpini al chiodo, De Rossi entra nello staff degli Azzurri di Mancini fino al successo di Euro 2020. L’esperienza con la nazionale si chiude prima delle sfide di qualificazione ai mondiali in Qatar; la scelta è sua, vuole allenare e metterci la faccia: “Per quanto possa sembrare strano, anche se ho solo trentotto anni e non mi sono mai seduto in panchina, mi sento pronto”. La chiamata arriva: SPAL, Serie B. Ma l’esperienza è negativa: 3 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte in 17 gare gli valgono l’esonero; richieste di mercato non soddisfatte e altre vicissitudini alla base del “fallimento”. È presto per mollare, troppo presto! E De Rossi ne è consapevole. Dopo la SPAL le porte restano chiuse, fa parte del gioco, specie per un allenatore alle prime armi. Poi accade l’incredibile e ad aprirsi è un portone: la sua Roma, la Roma dei Friedkin che hanno mollato lo Special One.
E per la serie “uomini forti, destini forti” DDR si presenta e parla subito da veterano della panchina sostenendo che la squadra è forte e che si tratta solo di mettere i giocatori al posto giusto. Detto fatto: dal 3-5-2 di Mou si passa al 4-3-3, con Dybala esterno alto e con tanta libertà di movimento e un Pellegrini di nuovo decisivo in termini di gol e di assist. Piccoli accorgimenti che rivoluzionano la Roma, specie davanti (non è forse vero che nel calcio moderno vince chi attacca meglio?), e che danno fiducia all’intera rosa. Merito, ancora una volta, del tecnico, che ha la personalità di rischiare e di responsabilizzare tutti ampliando le rotazioni di squadra, tra una partita e l’altra e nello stesso match. Insomma, DDR dimostra di saperci fare e di riuscire a gestire al meglio la rosa che ha: leggasi anche i gol che arrivano da corner e punizioni indirette grazie agli schemi su cui lavora in allenamento.
Ma allora qual è il segreto di Daniele De Rossi? Com’è possibile arrivare alla Roma, dopo un’unica esperienza negativa pregressa, e fare subito così bene? Anzitutto l’intelligenza di un allenatore che era già tale quando di mestiere faceva il centrocampista; poi, certo, la voglia di dare tutto in casa propria, a Roma, e di giocarsi al meglio la prima grande chance della propria carriera; le competenze e il coraggio di sperimentare qualcosa di nuovo (“Un aneddoto sul suo metodo di allenamento? Chiese informazioni a un tecnico di calcio a 5 su come concludere in modo efficace le azioni negli ultimi 30 metri”) attingendo anche da altre discipline come il futsal; e infine, quella che possiamo definire la ricerca di un calcio sì produttivo in attacco ma soprattutto essenziale; ne ha parlato proprio De Rossi a proposito di Mancini: “A volte in giro c’è un po’ di ‘fenomenite’. C’è chi parla di calcio come se fosse una cosa per scienziati. Mentre i maestri veri, come Mancio, lo semplificano”.