I 3 ex portieri che a fine carriera hanno cambiato sport

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Dalla porta ad una nuova avventura sportiva senza perdere la competitività!

La Redazione30 Sep 2022

Appendere gli scarpini al chiodo, mentre la luce dei riflettori si spegne, non è affatto facile. Per molti ex giocatori, il distacco dall’attività agonistica è stato semplice, e nel post carriera hanno indossato giacca e cravatta per dedicarsi ad altre attività, come il commento tecnico delle partite o la carriera di allenatore.
Sono tanti gli ex giocatori che, invece, non sono riusciti a rinunciare alla scarica adrenalinica provocata dalla competizione e, giunti al termine della loro carriera, si sono tuffati in una nuova vita sportiva. Curiosamente, questa scelta avventurosa ha riguardato in particolare i portieri, che per loro natura hanno sempre una certa dose di eclettismo in più.

Vediamo insieme quali sono stati gli estremi difensori che, dopo essersi tolti i guanti da portiere, si sono lanciati in una nuova e appassionante esperienza. E non stiamo parlando di semplici hobby

I guantoni sul volante - Fabien Barthez

È stato un grande portiere: con la sua nazionale ha conquistato un Mondiale e un Campionato Europeo, e nonostante la statura non imponente è stato - anche grazie al suo forte carattere - uno dei migliori della sua generazione. Stiamo parlando di Fabien Barthez, una vera icona del calcio francese e mondiale degli anni '90. Barthez è stato capace di vincere a soli 23 anni, nel 1993, una Champions League come estremo difensore dell'Olympique Marsiglia, portando i francesi a superare in finale il Milan di Fabio Capello.

Da portiere dei "Blues", in Nazionale, trionfa nell'edizione casalinga dei mondiali 1998, la prima vinta dai francesi. Barthez e i suoi compagni si ripetono anche agli Europei del 2000 in Belgio e Olanda. Proprio in quell'occasione, a farne le spese fu la Nazionale italiana, guidata da Zoff e battuta da un golden gol di Trezeguet. Come portiere della Nazionale, Barthez gioca anche la finale del Mondiale 2006, persa contro gli azzurri di Marcello Lippi ai calci di rigore. La finale di Berlino è anche l'ultima apparizione con la maglia della Francia. Ed è a 36 anni, nel 2008, che Fabien appende guanti e scarpini al chiodo per intraprendere una nuova vita sportiva…

Barthez comincia a correre in diverse gare automobilistiche (l'amore per le auto e per la velocità sono sempre state presenti nella sua vita), e quale momento migliore per dare sfogo a questa passione se non alla fine della carriera calcistica? La spericolatezza che aveva messo in mostra tra i pali viene confermata alla guida di bolidi che sfrecciano a oltre 300km/h sui circuiti di mezzo mondo.
Nel 2013, alla guida di una Ferrari 458 Italia GT3, vince addirittura il campionato francese Gran Turismo. Nel 2014 partecipa alla 24 Ore di Le Mans, pilotando una Ferrari 458 Italia GT2 e nei tre anni successivi prende parte ai campionati Le Mans Series. Nel 2016, grazie alla collaborazione con l'ex pilota di Formula 1 Olivier Panis, fonda anche una squadra di corse con auto Ligier che prenderà il nome di Panis-Barthez.

Dal rettangolo verde al ring - Tim Wiese

Tim Wiese è ora noto agli sportivi che seguono il wrestling come "The Machine". Questo soprannome si deve alla maniacalità con la quale l'ex portiere si allena in palestra. I quasi 120 kg di muscoli di Wiese lo portano a diventare una delle stelle della World Wrestling Entertainment, e sin dalle prime apparizioni sul ring ha messo in luce le sue grandi doti da performer e lottatore.

Il debutto ufficiale è avvenuto nel novembre 2016 a Monaco di Baviera, in coppia con altri due lottatori, "Cesaro" e "Sheamus". La carriera da wrestler è durata solo pochi anni, ma Tim continua a mantenersi in forma dedicandosi al culturismo anche se non è più salito sul ring. Ma prima di tutto questo, Tim Wiese è stato un calciatore professionista di altissimo livello.
Agli esordi della sua carriera ha giocato nel Bayer Leverkusen, e dopo un triennio al Kaiserslautern è approdato al Werder Brema, dove resterà fino al 2012. La sua permanenza a Brema ha rappresentato indubbiamente la parte migliore e più importante della sua carriera calcistica. Tim ha difeso la porta del Werder per 7 anni, diventando un pilastro della squadra nonostante alcuni clamorosi errori: tra i più "gravi", quello nei minuti finali dell'ottavo di finale della Champions League 2005/06 contro la Juventus, errore che consentì alla squadra di Capello di passare il turno. Il grande carisma e il carattere lo sosterranno, e le grandi parate prenderanno il sopravvento su qualche "papera".

La prestanza fisica non gli è mai mancata, e in qualche caso è stata un'arma letale per gli avversari che venivano abbattuti dalle uscite spericolate del portierone tedesco (a tal proposito, chiedere conferma a Thomas Muller e Ivica Olic, due delle vittime illustri di Tim. Al termine della sua carriera, ha preso parte alla spedizione della nazionale tedesca al Mondiale del 2010 e all'Europeo 2012, senza però disputare neanche un minuto. A 31 anni lascia il Werder Brema per trasferirsi all'Hoffenheim, dove gioca la sua ultima partita nel gennaio 2013. La parte finale della sua carriera non è stata molto brillante: all'Hoffenheim è stato spesso messo fuori rosa a causa di atteggiamenti troppo eccentrici fuori dal campo e la passione per il culturismo, che ne avevano pesantemente condizionato le prestazioni tra i pali.

Dagli scarpini ai pattini, il risultato non cambia - Peter Cech

Anche Peter Cech è stato uno dei migliori portieri della sua generazione, vero e proprio riferimento per chiunque si sia avvicinato al ruolo negli ultimi vent'anni. Tra il 2004 e il 2015 è stato l'estremo difensore del Chelsea. Ai "Blues" da tutto sé stesso, riuscendo anche a recuperare dal drammatico infortunio del 2006. Da quel momento, Cech dovette proteggere la sua testa con un caschetto che ne ha caratterizzato l'immagine fino alla fine della sua carriera.
Nelle undici stagioni passate tra i pali del Chelsea, oltre ad essere stato titolare inamovibile della Repubblica Ceca, Peter conquista una serie incredibile di trofei, tra i quali spiccano quattro campionati e altrettante coppe d'Inghilterra, una Champions League e un'Europa League. Chiuderà la sua carriera sempre in Inghilterra, ma con la maglia dell'Arsenal, che indosserà per quattro stagioni tra il 2015 e il 2019, anno del suo ritiro dall'attività agonistica.

Dopo 20 anni da calciatore professionista, Peter non ne ha ancora abbastanza dello sport, e sceglie di dedicarsi alla sua grande passione, l'hockey su ghiaccio. La sua grande esperienza come portiere e le grandi doti fisiche gli consentono, a quasi 39 anni, di approdare al Guildford Phoenix, una squadra nei dintorni di Londra, che milita nella seconda divisione della National Ice Hockey League.
Avete qualche dubbio sul ruolo di Peter Cech in questa sua nuova esperienza sportiva? Non poteva che fare il portiere, e così è stato! Pensate che, nella partita d'esordio, è riuscito nell'impresa di parare anche due rigori indossando i pattini da ghiaccio!