Buonsenso e onestà intellettuale, in breve: Daniele De Rossi

Un cartello di pericolo giallo e triangolare sul polpaccio avverte di un possibile tackle spezza-caviglie: il leitmotiv di una carriera, l’attitudine di una vita. Daniele De Rossi non ci è mai andato piano e mai ci andrà – tanto da giocatore quanto da allenatore. E nonostante le dichiarazioni sulla rete del vantaggio nerazzurro possano celare diverse interpretazioni (c’è chi parla di buon viso a cattivo gioco), il nuovo segnale è chiaro: il calcio deve cambiare.

Facciamo un passo indietro. Acerbi spizza la palla di testa e supera Rui Patricio; il VAR nota che Thuram è dietro a tutti, ma l’arbitro giudica ininfluente la posizione del francese. Nel post-partita, DDR dirà: “Ho parlato con Guida e gli ho datto che tanti fuorigioco così sono stati assegnati, però per me non è mai fuorigioco“. E ancora: “Il regolamento non è scritto benissimo […], per il calcio di oggi è fuorigioco, ma non per il calcio che vogliamo inseguire“.

De Rossi non ha parlato di gol oggettivamente irregolare – tutt’altro. Limitandosi a riportare come, in passato, episodi simili abbiano avuto esito differente, non ha sentito alcun bisogno di alimentare polemiche arbitrali. Anzi, ha ampliato il focus, evidenziando un’altra zona grigia del regolamento: “Ogni manata in faccia è giallo e tutti per terra, ogni fuorigioco lo vogliamo far sembrare attivo e non è così dovrebbero aiutarci a riscrivere il regolamento“.

Il gol, quindi, sarebbe stato da annullare, ma per il bene dal calcio che vogliamo è giusto che sia stato convalidato, sebbene abbia recato un danno alla propria squadra. “È un atto politico. È la rivoluzione” potremmo dire, echeggiando Paolo Sorrentino. Un’opinione espressa senza aizzare la folla o scatenare bagarre. Un solo fine: rendere nuovamente il campionato italiano una competizione sportiva, non un processo mediatico.

Usando poche parole, semplici ma dirette, il nuovo allenatore della Roma ha già il merito di aver alzato il livello di obiettività, buon senso e onestà intellettuale sulle panchine della Serie A. Riflessioni che sorgono inevitabilmente dalla lunga esperienza maturata sul campo come calciatore, oltre che da un pensiero analitico che non si fa preda dell’ossessione faziosa. Meglio parlare di calcio, però: l’Inter non ha rubato niente e noi dobbiamo salire di livello.

Ma c’è di più: De Rossi non si è limitato a fotografare una situazione evidente (la mancanza dell’uniformità di giudizio), ma si è reso collaborativo, proponendo una riscrittura collettiva del regolamento che coinvolga tanto i vertici arbitrali quanto chi vi ci deve sottostare. Non sappiamo se Daniele, figlio calcistico di Luciano, diventerà un top nel suo mestiere; di certo non imboccherà mai la strada della mediocrità, e speriamo che, in futuro, molti lo seguano.

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