Gli emigranti del pallone di fine anni 90

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L'Italian style in Europa prima di Donnarumma, Jorginho, e Verratti

La Redazione02 Nov 2021

Per molti decenni il calcio di casa nostra è stato il più competitivo e in Italia si arrivava per rimanerci a lungo. Giocare in Serie A per i migliori calciatori del mondo rappresentava un punto di arrivo della loro carriera anche perché, oltre ai contenuti tecnici del campionato, i contratti offerti dai nostri club erano altamente remunerativi. In quello scenario i calciatori italiani non avevano nessun desiderio di guardarsi attorno avendo la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Il fenomeno è stato per tanti anni in controtendenza rispetto a quella che è stata la storia di molte generazioni di italiani che in cerca di fortuna spesso hanno lasciato il Bel Paese per trovare lavoro all’estero. Oggi siamo in un contesto calcistico completamente diverso e l’epoca delle sette sorelle del calcio italiano (Juventus, Milan, Inter, Roma, Lazio, Parma e Fiorentina), che negli anni ‘90 dominavano in Italia e in Europa, è un lontano ricordo. Tanti club esteri possono offrire ingaggi molto più alti di quelli dei top club italiani e in alcuni casi (Premier League su tutti) campionati più competitivi. I calciatori italiani che scelgono di andare a giocare all’estero sono ormai da qualche tempo una realtà consolidata e in questa stagione addirittura alcuni dei protagonisti dell’ultimo trionfo azzurro agli europei militano in alcuni dei migliori club esteri (Jorginho e Palmieri al Chelsea, Verratti e Donnarumma al Paris St Germain).

Ma quali sono stati i giocatori italiani del passato che hanno avuto più fortuna all’estero? Siamo sicuri che tra di loro non ci sia stato anche qualche top player?

Gianfranco Zola

Due cose sarebbero sufficienti a descrivere cosa abbia rappresentato la permanenza del campione sardo al Chelsea, una è il soprannome “Magic Box” datogli dai tifosi dei blues e l’altra è l’onorificenza di “Membro onorario dell’Impero britannico” che la Regina Elisabetta II gli concesse nel 2004. Addirittura nel 2007 per il sondaggio della Professional Footballers Association (Pfa), organizzato per eleggere il miglior giocatore nella storia di ciascun club, Gianfranco Zola fu il nome che per il Chelsea raccolse il maggior numero di preferenze. Nelle 7 stagioni giocate a Londra tra il 1996 e il 2003 Gianfranco Zola segna 59 reti in 229 presenze, mette in mostra tutta la sua classe con giocate e gol sempre al limite dell’impossibile come quando il 16 gennaio 2002 in Fa Cup contro il Norwich mette a segno di tacco il suo più bel gol. Con la maglia dei “blues” vincerà una FA Cup, una Coppa di Lega, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. E’ stato certamente uno dei migliori calciatori di sempre ad essere volato all’estero.

Gianluca Vialli

Dopo un lungo ciclo alla Juventus, con la quale vincerà anche una storica Champions League in finale contro l’Ajax nel 1996, Gianluca da svincolato sceglie di abbracciare il nuovo progetto del Chelsea che dopo decenni di anonimato vuole rilanciarsi anche grazie al contributo di alcuni talenti del calcio italiano come Vialli, Zola e Di Matteo che si ritroveranno a Stanford Bridge come compagni di squadra in quegli anni. Dopo aver vinto subito la FA Cup nel 1997, è nella stagione successiva che arriva una svolta inattesa quando Ruud Gullit si dimette da allenatore del Chelsea e il club chiama proprio Vialli a sostituirlo, promuovendolo nella inedita veste di allenatore e giocatore tipica del calcio inglese, pronti via Gianluca guida i compagni di squadra alla vittoria della Coppa di Lega e della Coppa delle CoppeGianluca Vialli da allenatore giocatore del Chelsea continuerà a vincere, infatti dopo la Coppa delle Coppe nel 1998 arriverà anche il trionfo nella la Supercoppa Europea ai danni del blasonato Real Madrid, tanti trofei in meno di tre anni che lo resero, al tempo, l’allenatore più vincente nella storia del club.

Paolo Di Canio

Dopo aver disputato otto stagioni nella Serie A italiana (Lazio, Juventus, Napoli e Milan le sue squadre) nel 1996 Di Canio lascia il Milan e decide di andare a misurarsi con il calcio britannico. La prima tappa è la Scozia e più precisamente Glasgow sponda Celtic, qui riproverà, dopo gli anni romani, le emozioni di un altro derby cittadino che può valere un’intera stagione, infatti la rivalità tra i cattolici del Celtic e i protestanti dei Rangers esalta il grande senso di appartenenza che ha sempre contraddistinto le esperienze dentro e fuori dal campo di Paolo. L’anno scozzese sarà comunque molto proficuo per Di Canio che dopo aver messo a segno 15 reti in 37 presenze viene nominato giocatore dell’anno. Dopo appena una stagione va in Inghilterra, allo Sheffield Wednesday, dove sarà ricordato oltre che per il consueto grande contributo tecnico e fisico, anche per le 11 giornate di squalifica rimediate dopo aver spinto l’arbitro Alcock durante la partita contro l’Arsenal. Nel dicembre del 1998 va al West Ham, con i londinesi raggiungerà l’apice della sua carriera diventando una leggenda per i tifosi degli Hammers. Il grande rendimento sportivo di Paolo, in 5 stagioni segnerà 51 gol in 141 presenze, ne farà un idolo di Upton Park, ma Di Canio farà la storia del calcio inglese anche per quanto accadde durante la partita del 18 dicembre 2000 tra il “suo” West Ham e l’Everton, quando con il portiere dell’Everton a terra infortunato Paolo ferma il pallone con le mani per far prestare i soccorsi all’avversario evitando di segnare un gol praticamente fatto, per questo vincerà il premio Fair Play e un encomio ufficiale della FIFADi Canio ha rappresentato certamente uno dei calciatori italiani all’estero più amato dai tifosi tanto che i supporters del West Ham lo hanno indicato nell’undici titolare di tutti i tempi.

Marco Simone

Marco Simone è stato uno dei protagonisti del grande Milan che tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 vinse tutto quello che c’era da vincere, ma la concorrenza era tanta soprattutto in attacco dove Marco, nonostante il grande fiuto del gol, ha dovuto sempre combattere per guadagnarsi un posto da titolare spesso adattandosi al ruolo di seconda punta. Nel 1997 dopo 8 stagioni in rossonero decide di firmare per il Paris Saint Germain che ai tempi non era certamente il dream team che conosciamo oggi. A Parigi Marco è un punto fermo della squadra e soprattutto il riferimento principale dell’attacco e i numeri sono subito dalla sua parte, alla prima stagione segnerà complessivamente 22 gol in 43 presenze contribuendo in maniera decisiva alla vittoria della Coppa e della Supercoppa di Francia e della Coppa di Lega francese. Nel 1998 per France Football è il miglior calciatore straniero e il miglior calciatore assoluto della Ligue 1. A Parigi e in Francia viene da tutti considerato un grande attaccante e Marco sarà capace di ripetersi anche a Monaco dove si trasferirà nel 1999, con la squadra del Principato dopo aver realizzato alla prima stagione 28 gol complessivi verrà nuovamente eletto come miglior calciatore straniero del campionato.