Stadio di Wembley: un secolo di finali e di curiosità

Mastodontico, sacro, leggendario, ineguagliabile… Tutti coloro che si sono esibiti tra le mura dello stadio di Wembley, calciatori e star della musica, hanno parlato dell’imponenza della struttura, tale da mettere soggezione, anche per la storia che lo riguarda. Lo sappiamo tutti: il Wembley Stadium di Londra è la casa della selezione inglese, l’unico impianto in cui essa ha conquistato un mondiale, nel 1966 contro la Germania Ovest; ma è anche lo stadio degli Azzurri, un luogo a noi caro perché ci abbiamo sconfitto proprio la nazionale dei Tre Leoni, laureandoci campioni d’Europa per la seconda volta.

Costruito in soli 300 giorni da un esercito di 1.500 operai, al tempo era capace di accogliere ben oltre centomila persone (c’è chi sostiene fino a trecentomila): l’impianto doveva accogliere la British Empire Exhibition del 1924 e poi essere demolito. Cose da pazzi, non è vero? Non proprio, perché la struttura era privata e mantenerne una simile con le partite della nazionale e con le finali di coppa era impensabile. Ma gli inglesi, bontà loro, trovarono la quadra per tenerlo in piedi: quale? Corse di levrieri, concorsi ippici, concerti ed eventi di ogni genere; purché “God Save Wembley Stadium”. E così è andata, anche grazie ai lavori di rifacimento dell’impianto iniziati nel 2002 e terminati nel 2007, lavori che gli hanno ridato una seconda giovinezza.

Ma qual è la prima partita id calcio disputata nello stadio di Wembley? Non una semplice partita, bensì la finale della FA Cup del 1923, conquistata dal Bolton Wanderers ai danni del West Ham. E sentite questa: i greyhound che abbiamo citato prima, cani da corsa velocissimi senza le gare in cui il Wembley Stadium non sarebbe il tempio del calcio che conosciamo oggi, si misurarono persino il giorno di quella finale, dopo il triplice fischio, con le tifoserie a piazzare qualche puntatina per rifarsi della sconfitta, o suggellare i festeggiamenti, a seconda che la propria squadra avesse perso o vinto. Si potrebbe dire Wembley, e al contempo Stadio di grandi finali o di grandi eventi, sportivi e non solo: le Olimpiadi del 1948 e del 2012, il Mondiale di Rugby del 2015, le finali dei Cmapionati del Mondo e degli Europei, ma anche di Boxe.

Che il Wembley Stadium sia storicamente un impianto elitario, di quelli che quando ci entri ti tremano le gambe (c’è una testimonianza di Giampiero Boniperti, il quale nel 1953 segna una doppietta tra quelle mura, ma ricorda la difficoltà di abituarsi al “muro umano, a 120 mila spettatori che urlavano; un urlo che ho ancora nelle orecchie“) è provato anche dalle numerose finali di Champions League disputate sul suo terreno: 1962/63, 1967/68, 1970/71, 1977/78, 1991/92; mai vista, in un solo stadio, una concentrazione simile di finali della Coppa dalle Grandi Orecchie… Per non dire, sempre in quegli anni, delle finali di Coppa delle Coppe del 1964/65 e del 1992/93. E nel 2023/24 di nuovo una finale di Champions League, quella del 1° giugno tra Real Madrid e Borussia Dortmund.

Insomma, se oggi il Wembley Stadium di Londra è avvolto da un’aura mitica, lo si deve a tanti buoni motivi, sportivi, sì, ma anche di altra natura: il fatto che stava per essere smantellato poco dopo la sua costruzione, naturalmente; ma anche la capacità di rinascere (quasi) dalle proprie ceneri e regalare emozioni indimenticabili a giocatori e tifosi nei momenti più alti delle loro squadre; e infine il fascino di un tempio che va oltre lo sport riuscendo ad attrarre, nel suo grembo, alcuni dei più grandi interpreti e gruppi nella storia della musica: Pink Floyd, Guns N’ Roses, Queen, Genesis, Michael Jackson e tante altre star.

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