Quando si parla di stelle nel calcio, il pensiero dei tifosi va subito ai giocatori che decidono la partita con una giocata, ai fuoriclasse che sfidano le leggi della fisica, a quelli che nei piedi hanno la magia di Mago Merlino e David Copperfield insieme e non finiscono mai di meravigliare. Per questi prodigi esistono riconoscimenti individuali come il pallone d’oro e tanti altri che non stiamo qui a citare. Ma le stelle di cui parliamo nelle prossime righe sono quelle che vedete sulle maglie dei calciatori, di tutti i calciatori di una certa squadra, di club o nazionale, e che di solito sono cucite sopra lo scudetto rendendolo ancora più prezioso. Come in molti sapranno, esse hanno un significato preciso, ma il loro uso può cambiare da competizione a competizione, a seconda che si tratti di Serie A, di altri campionati, di Champions League o dei Campionati mondiali.
Intanto, per i tifosi che ancora non lo sanno, diciamo subito che le stelle sulla casacca di qualsiasi squadra significano sempre che quella squadra ha raggiunto un traguardo importante, e dunque la stella d’oro è il simbolo che celebra l’impresa collettiva. In Serie A, per esempio, una stella equivale a dieci scudetti vinti, risultato che può vantare il Milan; meglio ha fatto l’Inter che, con la vittoria del campionato 2023-24, passa da una a due stelle (venti scudetti in bacheca) sulla maglia prima dei cugini rossoneri; in vetta alla classifica con tre stelle (almeno trenta campionati all’attivo) ci sono i bianconeri. La loro introduzione sulle casacche di Serie A si deve proprio alla Juventus: nel 1958, in occasione del decimo titolo, Umberto Agnelli chiese alla Lega di poter introdurre il simbolo celebrativo. L’autorizzazione fu concessa, e da allora estesa a tutte le compagini della massima serie. Ecco il comunicato del Direttivo Lega Nazionale che sancisce la nascita della stella: “Per la conquista di 10 campionati di Serie A viene istituito uno speciale distintivo costituito da una stella d’oro a cinque punte. È stato espresso al Consiglio Federale il parere che la Juventus, fregiatasi appunto di 10 scudetti, applichi sulle proprie maglie anche tale distintivo”.
Il significato delle stelle sulla maglia negli altri campionati di calcio è lo stesso, ma le regole che ne disciplinano l’attribuzione possono cambiare. La Bundesliga tedesca segue questo criterio: tre campionati valgono una stella, cinque campionati due stelle, dieci campionati tre stelle e venti campionati quattro stelle; il Bayern Monaco, che di titoli ne ha vinti 33, si è spinto oltre e sul petto ha cucite cinque stelle. Questo simbolo distintivo non ha preso piede in Liga, nella massima divisione spagnola, né in altri campionati top come la Premier League e la Ligue 1 francese, mentre in Portogallo ci sono compagini che esibiscono le stelle, come il Benfica, e compagini che pur potendo esibirle per titoli vinti preferiscono evitare. In generale non esiste un regolamento che ne impone l’uso e i vari club sono sostanzialmente liberi di agire come vogliono.
In Champions League le squadre più titolate vantano invece il multiple-winner badge, stemma introdotto nel 2000-01 e che a partire dal 2021-22 viene posto sulla manica sinistra della casacca: prevede una coppa stilizzata con all’interno il numero di Champions vinte. Il privilegio di questo logo va solo alle squadre che hanno vinto la competizione per tre volte di fila o almeno cinque volte in totale. E veniamo alle nazionali, dove torna di moda il distintivo della stella d’oro. Sapete qual è la prima nazionale che ha calcato il campo di gioco con questo simbolo? Il Brasile, e chi sennò! La nazionale verdeoro appose tre stelle sulla maglia dopo il
terzo mondiale vinto, nel 1970; da allora le stelle sono diventate cinque. L’Italia, come sappiamo, ne vanta quattro (una per ogni mondiale vinto) e le introdusse nel 1982, quando erano ancora tre. Curiosità finale: perché la nazionale dell’Uruguay ha quattro stelle sulla maglia se ha vinto “solo” due mondiali? Perché ha vinto anche due tornei che la FIFA considera mondiali olimpici di calcio, nel 1924 e nel 1928.