Pochi giorni ancora e Luciano Spalletti potrà tornare sul campo nell’ultima sosta nazionali prima di Euro 2024. Sarà una sessione cruciale, perché l’Italia che affronterà Venezuela ed Ecuador nella trasferta statunitense è un cantiere aperto in piena fase sperimentale. I lavori, quindi, dovranno subire un’accelerata per cercare di ottenere risposte incoraggianti e soluzioni ufficiose dalle due questioni irrisolte: prima di tutto il modulo da utilizzare, poi la composizione del reparto offensivo, con particolare riguardo per la prima punta.
Nell’intervista di fine febbraio alla Gazzetta dello Sport, il CT ha dichiarato di voler provare il 3-4-2-1 «per tentare di mettere più a proprio agio alcuni calciatori». La risposta coinvolge, ovviamente, l’intero spettro dei convocabili, a cominciare dalla difesa – esterni inclusi. Terzetto difensivo che dovrebbe curiosamente subire una trasformazione uguale e contraria alla BBC juventina di contiana memoria. Affidarsi a un trio già perfettamente rodato come quello composto da Darmian, Acerbi e Bastoni potrà non unire le masse ma – a rigor di logica – sarebbe la scelta più sicura.
I “ricambi” (termine decisamente riduttivo) sono praticamente già scritti e, non fosse per Bastoni, potremmo definirli generazionali: Calafiori sarebbe un perfetto braccetto mancino, Buongiorno il regen di Acerbi («è fortissimo», ha detto di lui Spalletti), e Scalvini, che al 14 giugno dovrà ancora compiere ventuno anni ma potrebbe già contare oltre 100 presenze con l’Atalanta. Difficilmente ci sarà spazio tra i 23 convocabili per Gatti, Mancini e Romagnoli, considerando anche la duttilità di Giovanni Di Lorenzo, che all’evenienza saprebbe abbassare la propria posizione. A proposito, sulle fasce la competizione si prospetta agguerrita, laddove il capitano del Napoli sembra l’unico certo di un posto. Scalzare Dimarco dalla sinistra non sarà semplice, ma lo strapotere fisico di Udogie e l’esplosività di Cambiaso rappresentano due chiavi. Sul lato opposto, forse, l’outsider: Bellanova, «una forza della natura» secondo il mister. Fino a qui tutto bello e divertente, ma restano cinque ruoli da riempire: la linea mediana, la coppia sulla trequarti e la punta centrale.
L’Italia soffre l’assenza di un vero e proprio regista – la parabola Jorginho può dichiararsi conclusa dal 2021. Per Ricci e Rovella è probabilmente troppo presto, quindi dentro un mediano come Cristante, cresciuto tanto in impostazione, abile nella rottura (sesto in Serie A tra i giocatori di movimento per palloni recuperati, 150) e con discreto senso dell’inserimento; Locatelli, per caratteristiche, la sua prima riserva. Accanto a uno dei due, non potrà che svariare per tutto il campo Nicolò Barella. La Gazzetta propone di avanzarne la posizione, ma la trequarti potrebbe risultargli troppo stretta. Barella può essere il fattore determinante: il suo dinamismo garantisce presenza in entrambe le fasi. Lo stesso Frattesi – che nell’Inter gioca poco, sì, ma così sarà «più fresco agli Europei» – andrebbe a rivestire un ruolo da supersub in chiave avanzata, a supporto di una produzione offensiva che è di sicuro l’aspetto più preoccupante. Un primo segnale positivo, però, lo dobbiamo a Daniele De Rossi, ed è la rinascita di Pellegrini – un altro giocatore poliedrico che svolgerebbe un fondamentale compito di raccordo tra centrocampo e attacco e all’occorrenza saprebbe stare anche qualche metro dietro. Da quanto DDR siede sulla panchina della Roma, il capitano giallorosso ha ritrovato classe e incisività: 5 gol e 3 assist in 9 partite ufficiali. La condizione fisica resta però un’incognita, ragion per cui Spalletti dovrà sceglierne attentamente i compagni di reparto. Non sarà facile, perché la scelta è ampia e per nulla scontata. L’infortunio di Berardi potrebbe aprire le porte a Riccardo Orsolini, autore fin qui di una stagione molto prolifica ma abituato a giocare sulla linea laterale. Chiesa ha battuto un colpo che fa ben sperare, ma il CT ha dimostrato di apprezzare molto il lavoro di Raspadori, col quale ha vinto lo scudetto a Napoli.
Poi: Zaccagni, Politano, Colpani, El Shaarawy? L’Italia produce da troppo tempo un’abbondanza di seconde punte laboriose ma mai particolarmente efficaci in zona realizzativa. Compito che, dopotutto, spetterebbe al terminale più avanzato, se solo i temibili italian strikers di vent’anni fa non si fossero estinti. Ci affideremo, uno alla volta, alla fisicità di Scamacca e alla spensieratezza di Retegui – appena 15 gol in due da inizio stagione – sperando che l’orgoglio di indossare la maglia azzurra ma soprattutto il lavoro di Spalletti ne risvegli presto le capacità finalizzative. Magari già dalla prossima sosta.