Quando sentiamo la parola “stracittadina”, il pensiero va subito alle rivalità calcistiche più note d’Italia: il derby della Madonnina tra Inter e Milan, il derby della Mole tra Torino e Juventus o il derby del Cupolone tra Roma e Lazio. Eppure, tra le squadre che bazzicano stabilmente in Serie A ce n’è una, la Fiorentina, che ha una storia piena zeppa di derby, più o meno sentiti, regionali e transregionali. Vero è che il tifoso viola simpatizza anche con altre compagini toscane, realtà diciamo così di provincia, che di solito sul piano sportivo danno poco fastidio. Ma se capita che i Gigliati cadano nella stracittadina con una di queste realtà “minori”, be’, il lunedì al lavoro diventa più duro anche per il tifoso Viola.
Il derby dell’Arno tra Fiorentina ed Empoli è uno dei meno sentiti, forse anche perché la rivalità calcistica tra le due città toscane è recente: l’origine della contesa risale alla stagione 1985/86, quando Gigliati e Azzurri si affrontarono per la prima volta in Coppa Italia. Certo, frizzi e lazzi non sono mai mancati neppure in una stracittadina abbastanza serena come questa. Uno slogan su tutti, da parte di un paio di tifosi della controparte sbarcati al Castellani, è sembrato più irriverente degli altri: “Ma lo stadio che l’avete preso all’Ikea?”.
Sono molto sentiti invece i derby toscani della Fiorentina contro il Pisa e contro il Siena. Se avete un amico tifosissimo della Viola domandatelo a lui: in questi casi la temperatura corporea sale e il sangue comincia a ribollire. Per capirne i motivi, bisogna scavare nella storia di queste città che tanti secoli or sono se le sono date di santa ragione in scontri armati: la Battaglia di Montecatini, quelle tra Guelfi e Ghibellini. E poi, venendo a oggi, i rapporti tra Firenze, Pisa e Siena sono strettissimi sul piano economico e lavorativo. E così il derby diventa un ottimo pretesto per recuperare o mandare alle ortiche definitivamente rapporti tra colleghi, amici o tra marito e moglie.
E poi c’è lui, il derby dell’Appennino: Fiorentina-Bologna. Non una stracittadina in senso stretto per evidenti motivi geografici, eppure una delle partite più sentite sia dai Gigliati che dai Felsinei. Del resto sono due squadre con una grande tradizione sportiva, vincitrici entrambe di coppe e di campionati. Se contro le compagini della provincia toscana, la “capitale” Fiorentina deve vincere per ribadire la sua superiorità, in questo caso la superiorità va riconquistata ogni volta perché gli avversari sono storicamente ostici; e ciò, malgrado le statistiche di vittorie e sconfitte siano favorevoli alla Viola.
L’ultimo derby, che derby non è pur essendo combattuto col sangue agli occhi, è Fiorentina-Juventus. La “partita madre”, secondo qualcuno. Accade tra le persone e tra le squadre: a volte ci si odia così, a pelle, senza ragioni apparenti. È un po’ la storia di Gigliati e Bianconeri, che proprio non riescono a piacersi nemmeno un po’. A dire il vero, senza scavare troppo nel passato, qualche motivo che giustifichi l’astio c’è eccome. Stagione Serie A 1981/82: Juventus e Fiorentina lottano colpo su colpo fino all’ultima giornata, quando ad avere la meglio per un miserabile punto fu la Vecchia Signora. I tifosi sconfitti non le mandano a dire e si consolarono con questo slogan: “Meglio secondi che ladri”. La storia si ripete nel 1989/90: finale di Coppa Uefa tutta italiana e nuovo successo appannaggio della Juve. Come se non bastasse, in estate, quella delle Notti Magiche, la Juve strappò alla Fiorentina il suo simbolo: un certo Roberto Baggio. Da quel momento, niente è stato più come prima.