Millennials e libertà: così la Serie A è tornata a dribblare

Per la rubrica “Miti da sfatare“, se ancora ci fosse qualcuno convinto che il campionato italiano sia pura tattica e poca fantasia farebbe meglio a considerare il ricambio generazionale che si sta consumando nella nostra massima serie. Ci ha pensato l’osservatorio CIES a restituirci implicitamente dignità attraverso un’analisi statistica dei 100 migliori dribblatori under-23 attualmente in circolazione. La classifica, che comprende i calciatori delle 5 maggiori leghe che abbiano giocato almeno 450 minuti in campionato nella stagione in corso, è guidata da Lamine Yamal, ma esibisce ben 7 giovanissimi di Serie A.

Allora proviamo a metterci del nostro, in tutti i sensi. Al primo posto per dribbling tentati (80) e dribbling riusciti (44) svetta Matías Soulé, che sembra nato per danzare tra le maglie avversarie: punta l’uomo come un ossesso, 8.4 volte ogni 90 minuti. Dopo di lui c’è, ovviamente, Khvicha Kvaratskhelia, che nonostante sia stato accusato di aver perso un po’ di pelo, lo stesso non si può dire per il vizio. In realtà, il georgiano è perfettamente in linea con le statistiche dello scorso anno (poco meglio, anzi: media di 6.72 nell’uno-contro-uno p90 rispetto ai 6.45 della stagione 22/23, e almeno 3 vanno sempre a buon fine).

Kvara e Soulé sono dribblomani dallo stile speculare – entrambi adorano confondere l’avversario sul piano psicologico, fissandolo negli occhi, avanzando lentamente con tanti piccoli tocchi, quasi millimetrici. Il pallone è sempre lì, scoperto, a disposizione. Ma nel momento in cui il malcapitato di turno decide di allungare la gamba il pallone sparisce. Kvara e Soulé sanno già che ti salteranno, devono solo decidere come e quando. Un altro come loro è Albert Guðmundsson, l’islandese che sembra pattinare sul ghiaccio per la sinuosità con cui sguscia tra le maglie rivali (24 volte su 39 ha superato gli ostacoli senza problemi).

Una natura riflessiva, paziente, consapevole, che contrasta con l’impeto caoticamente buono di seconde punte e fantasisti come Moise Kean e Nemanja Radonjic. I due comandano la speciale classifica dei dribbling tentati ogni 50 tocchi: lo juventino è primo con un certo distacco (8.39, come se non esistesse altra giocata) ed è anche il più efficace (3.36 riusciti), mentre l’ala granata è ferma a 6.38. In questa categoria di fulminei improvvisatori scalano le posizioni anche Gaetano Oristanio (5.56 tentativi, 2.66 successi), Boulaye Dia e Samuel Chukwueze (che deve però migliorare l’Efficiency Score di 1.45 su 5.23).

Parlando di efficienza, tra gli audaci che hanno provato almeno 30 dribbling da inizio campionato, il migliore è stato Lazar Samardžic, col 69.44% di 1v1 riusciti – come se puntasse l’avversario solo in condizioni di estrema sicurezza. La mezzala friulana, dopotutto, merita una menzione d’onore, poiché tra i primi 10 baller per duelli vinti è quello con maggiori compiti difensivi insieme al suo compagno di squadre Festy Ebosele. La freccia destra dell’Udinese è quinta, davanti persino a Leão (che brilla più in Europa), poi Almqvist e Cancellieri, con Laurienté che chiude la top ten.

Ancora due osservazioni: tra i cinque dribbler più concreti, al momento, quattro appartengono alla generazione Y, quella dei Millennials, simbolo di un rinnovamento in atto che il nostro campionato necessitava fortemente. Inoltre, la maggior parte di essi milita nella parte destra della classifica, dove evidentemente subiscono meno pressione in caso di errore e la creatività è accolta con più favore. “Con la palla dipende dalla creatività del giocatore“, ha detto di recente Carlo Ancelotti. “È un’interpretazione individuale […] e qui io non entro, perché non voglio eliminare la creatività di ognuno“. Amen.

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