Che ci volesse del tempo si sapeva – parliamo, nei fatti, di un progetto a lungo termine, il primo del suo genere in Italia, impostato sul più longevo modello spagnolo. Un progetto che presenta diversi ostacoli e cavilli burocratici, dal costo di iscrizione quadruplo rispetto a un normale club di Serie C alla necessità di stadi a norma. Ma non è un caso che altre società come Atalanta, Fiorentina, Inter e Milan si stiano attrezzando per costruire una “Squadra B”: dopo cinque anni, la Juventus Next Gen, nata come Juventus Under 23, si sta palesando come un ottimo investimento.
Un investimento arrivato in ritardo sul resto dell’Europa, rimasto isolato fino ad oggi ed economicamente non redditizio – oltre al versamento iniziale di 1.2 milioni, vanno considerati i costi delle trasferte, gli stipendi, il calciomercato e l’assenza di entrate significative dal merchandising e dalla biglietteria. Insomma, sembrerebbe una perdita a priori. Nemmeno i risultati sul campo possono dirsi particolarmente significativi: il palmarès dei giovani bianconeri vanta al momento una Coppa Italia di Serie C e vari piazzamenti a metà classifica. Eppure, oggi si può tranquillamente vedere come un successo.
Il motivo è semplice e va individuato nel processo di crescita accelerata di cui godono i più promettenti ragazzi della Primavera e gli Under 23 selezionati. Una specie di incubatrice intermedia che prepara i giovani calciatori al grande salto, spesso troppo difficile, verso la prima squadra. L’obiettivo è abituarli a fattori significativi come l’elevata competitività, l’importanza di abbinare vittoria e prestazione, una maturazione costante e responsabile. Così la Juventus ha cresciuto giocatori pronti, capaci di sopravvivere al gap, il cui valore del cartellino è già esponenzialmente aumentato.
Tra gli esperimenti della prima stagione (2018/2019), il più riuscito è senza dubbio Nicolò Fagioli, prelevato dalle giovanili della Cremonese appena quattordicenne per poco più di duecentomila euro. Tre stagioni con la Next Gen, un campionato di Serie B da protagonista e ora Transfermarkt lo valuta 35 milioni. Poi ci sono Hans Nicolussi Caviglia, reduce da un buon girone di ritorno con la Salernitana – dove invece è ormai un perno Grigoris Kastanos, altro ex Juve – e, caso significativo, Stephy Mavididi, acquistato nel 2018 dall’Under 23 dell’Arsenal per 1.5 milioni e ceduto due anni dopo al Montpellier per il quadruplo.
E anche se la maggior parte dei ragazzi resta intrappolata nel limbo delle serie minori, la percentuale di chi “ce la fa” è sicuramente più importante rispetto a quella di una semplice Primavera, soprattutto per i ricavi che in media può generare. Pensiamo alle cessioni di Dragusin, Rafia e Dany Mota (!) che hanno fruttato oltre 10 milioni; pensiamo ai giovani in prestito, alcuni dei quali stanno incantando il nostro campionato (su tutti Soulé e Barrenechea, ma attenzione a Ranocchia e De Winter); pensiamo a Miretti, a Iling Junior e a Yildiz, sempre più presenti nelle gerarchie di Allegri.
Anche in chiave Nazionale, quindi, la Juventus Next Gen può dare un grosso contributo – non dimentichiamo, per esempio, Tommaso Barbieri, che ha già esordito in Champions League contro il Paris Saint Germain e in Serie A contro il Sassuolo. Ma anche il classe 2004 Luis Hasa, centrocampista italo-albanese protagonista della vittoria azzurra all’Europeo U19 di Malta. La FIGC, prima promotrice (a parole) dell’iniziativa dopo la disfatta mondiale del 2018, osserva dallo spioncino, si gode i giovani bianconeri e spera che altri club decidano al più presto di investire sul futuro.