Manca poco, il Mondiale femminile è alle porte

Manca meno di una settimana allo start del Mondiale femminile, quest’anno di stanza in Oceania (Australia e Nuova Zelanda), torneo importantissimo per revitalizzare un’estate triste, tra caldo torrido e piogge torrenziali e privo del grande calcio di club. A campionati finiti, quest’anno la pausa sarà più lunga e quale miglior occasione se non un torneo internazionale può risollevare la passione e far gasare, tifare e perché no, magari anche piangere, quella fiumaglia di tifosi sempre pronti a urlare ed esultare per la propria squadra del cuore o, in questo caso, i colori della propria nazione? Tra televisioni e radio (per i più nostalgici), un mese intero di partite tra le più importanti e forti selezioni femminili, pronte a darsi battaglia per scippare il titolo alle pluripremiate statunitensi e, soprattutto, per ottenere il titolo di “squadra più forte del Mondo”.

Meno di una settimana, quindi, ma per scoprire di più su questa competizione abbiamo bisogno di fare un viaggio nel tempo. Non in avanti, di meno di una settimana (appunto), ma all’indietro. Già, perché per scoprire le origini di questo torneo dobbiamo volare fino al 1991, quando il presidente della Fifa di allora, João Havelange ideò la primissima edizione del mondiale femminile, allora chiamata “Women’s World Championship”. Da quella edizione, anche se con nomi diversi, con la stessa cadenza dei mondiali maschili ha sempre preso più piede anche l’edizione femminile dei mondiali di calcio, con conseguentemente anche sempre più attenzione raccolta. Ma andiamo, con ordine, a scoprire le varie edizioni dei Mondiali femminili, tra Paese ospitante, nazionale vincitrice e novità introdotte.

Mondiali a 12 squadre

Abbiamo già detto che il primo Mondiale femminile si è disputato nel 1991, sotto ideazione del presidente della Fifa. Non abbiamo detto, però, che il primo Mondiale fu in una fase molto “primordiale”, partendo dalle selezioni partecipanti (12, contro le 24 partecipanti al Mondiale maschile di due anni prima in Italia) e passando per le date. Si, perché se è vero che il Mondiale 2022 in Qatar, a causa delle temperature, ci ha forse “abituato” ad un mondiale autunnale, nel corso della storia i Campionati Mondiali di Calcio sono stati raramente giocati nei mesi autunnali o invernali, concentrando sempre la competizione nei mesi estivi. Invece, il primissimo Mondiale femminile della storia si disputò in Cina a novembre, precisamente dal 16 al 30 novembre. E, pensate un po’, a partecipare tra le 12 nazionali esordienti c’era anche l’Italia, capace di qualificarsi per la fase a eliminazione diretta dopo un ottimo secondo posto nel girone, per poi venire eliminata ai quarti di finale dalla Norvegia che arriverà addirittura in finale. Ma, a scapito delle norvegesi, la nazionale vincente sarà quella statunitense, capace di segnare addirittura 20 gol in “sole” 6 partite giocate.
Esattamente come il mondiale maschile quindi, quattro anni dopo la competizione femminile si ripeté: stavolta dal 5 al 18 giugno del 1995 fu la Svezia ad ospitare la seconda edizione dei Mondiali femminili. Pochi i cambiamenti dalla prima edizione, se non che – purtroppo – la nazionale italiana non riuscì a qualificarsi al torneo, e sempre con Stati Uniti e Norvegia capaci di capitalizzare il torneo. Stavolta fu la Norvegia ad arrivare in finale, e vincerla contro la Germania, ottenendo il loro primo (e finora unico) titolo iridato della loro storia.

Mondiali a 16 squadre

USA ’99 è stato un Mondiale sì di passaggio, ma uno dei più importanti nella storia della competizione. Con l’ascesa di questo torneo e gli ottimi risultati, tra campo e spalti, ottenuti nelle precedenti edizioni, il Campionato Mondiale del 1999 fu una sorta di spartiacque per la competizione femminile, segnando quella che sarà una nuova epoca del calcio femminile e la sua sempre più importante ascesa. Della competizione possiamo esordire elencando i diritti televisivi per tutte le partite – con 40 milioni di spettatori solo negli Stati Uniti – per non contare i 650 mila spettatori presenti allo stadio nelle varie partite. Si passò da 12 a 16 nazionali partecipanti (per chi se lo stesse chiedendo, sì, l’Italia tornò a partecipare, anche se venne eliminata ai gironi), e vide nella fase finale dominare proprio le padrone di casa, capaci di arrivare quasi agevolmente in finale e vinsero solo ai rigori contro la Cina, in una bellissima finale che detiene ancora oggi il record di spettatori per una partita femminile (ben 90 mila persone presenti allo stadio) in cui le statunitensi sollevarono al cielo il loro secondo titolo iridato.
Sempre Stati Uniti e Cina protagonisti anche dell’edizione successiva, quella del 2003, anche se – in questo caso – per questioni logistiche. In questa edizione, il torneo doveva infatti essere giocato in Cina, se non fosse stato che il paese asiatico fu protagonista di una difficile epidemia di SARS, che obbligò la Fifa a spostare il Mondiale proprio negli Stati Uniti, in quanto host della precedente edizione e già pronti per ospitarne una seconda a poca distanza di tempo. Tra le difficoltà di organizzazione e logistica negli stadi, questa volta fu la Germania a imporsi, superando in finale la Svezia.
Il Mondiale del 2007 fu riassegnato alla Cina, come risultato dello spostamento dell’edizione precedente, e fu domincato in lungo e in largo di nuovo dalla Germania, che senza subire alcuna rete arrivò agevolmente in finale vincendola proprio mantenendo un clean sheet, e diventando l’unica Nazionale capace di ottenere due titoli iridati consecutivi
Arriviamo, in seguito, nel 2011, dove il Mondiale fu tenuto proprio in Germania tra il giugno e il luglio. Già in questa edizione era stato proposto di ampliare il numero di squadre a 24, ma l’idea fu rigettata dalla Fifa mantenendo la competizione per 16 nazionali. Seppur le temibili tedesche venivano da due Mondiali vinti consecutivamente, furono stavolta superate proprio ai quarti di finale dal Giappone, che cavalcò fino alla finale dove superò le sempre presenti statunitensi, anche se solo ai rigori, e diventando la quarta selezione a vincere un Mondiale.

Mondiali a 24 squadre

Se la proposta nella precedente edizione fu rifiutata, nella settima edizione ufficiale della manifestazione, giocata in Canada, la proposta non potè che essere avvallata, con l’aumento delle selezioni pronte a giocarsi il titolo di Campionesse del Mondo. Ancora una volta, saranno gli Stati Uniti a conquistare il trofeo, “vendicandosi” della sconfitta in finale della precedente edizione vincendo proprio contro il Giappone, proprio in finale.
Arriviamo, infine, al 2019, l’ottava edizione ufficiale, che venne giocata in Francia. Come per il Mondiale a stelle e striscie del ’99, anche questa edizione, a 20 anni esatti di distanza, rappresenta un nuovo spartiacque. Già, perchè per la prima volta nella storia della competizione viene utilizzato il VAR, introdotto nel 2016 per il mondo del calcio maschile, e soprattutto fu anche l’ultima edizione a 24 squadre: in ottica Australia-Nuova Zelanda 2023, infatti, saranno ben 32 le squadre partecipanti, esattamente come il Mondiale maschile. Ancora una volta, ormai campionesse e “habitué” del podio, furono le statunitensi a portarsi a casa il trofeo, in un Mondiale dove finalmente ricompare l’Italia, superando in finale i Paesi Bassi ed eguagliando due record dei Mondiali maschili: in primo luogo, le statunitensi sono riuscite a raggiungere la terza finale consecutiva, al pari di Germania Ovest e Brasile nella controparte maschile, e soprattutto l’allenatrice degli Stati Uniti, Jillian Ellis, riuscì a diventare la prima donna a vincere da allenatrice due mondiali consecutivi, eguagliando il record ottenuto da Vittorio Pozzo e ancora indelebilmente attivo (addirittura dal 1934/1938) nelle edizioni maschili.

A meno di una settimana dall’inizio dei Mondiali del 2023, sicuramente la nazionale più spaventosa è quella americana, ma in un calcio (quello femminile) sempre più in evoluzione, con sempre più attenzione ai dettagli e in un mondo che è parte integrante del mondo del calcio professionistico, sicuramente non possono mancare sorprese, incrociando le dita per le Azzurre, pronte per il loro nuovo percorso.

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