Il calcio è così: quando Davide batte Golia – o ci arriva vicino – tifosi e appassionati scalerebbero le vette più alte, ovunque si trovino, per gridare la propria gioia al mondo. È il bello di questo sport. Le squadre più forti? Hanno punti deboli. Le più ricche? Il povero si ingegna. I club più blasonati? Sciocchezze, la fame di vittorie è di tutti. Allora accade, ogni tanto , che team normali, fatti di calciatori normali ma determinati, giochino a meraviglia, di squadra, fino a buttar giù dal trono i fuoriclasse indiscussi, i re che comandavano il gioco.
E quando gli dèi cadono è una festa, perché l’ordine solito è rovesciato, perché l’impossibile si scopre possibile, e abbiamo una gran bella storia da raccontare. È successo in Coppa Italia fin dalla sua edizione inaugurale del 1922, quando a vincere il trofeo fu il Vado Ligure ai danni dell’Udinese, contro ogni pronostico. Un’era geologica fa, direte voi. Eppure nel 2023 c’è la Cremonese, che nella semifinale contro la Fiorentina si gioca l’accesso alla finalissima. In mezzo, nello scorrere del tempo, alcune squadre insospettabili che nella coppa nazionale hanno centrato vittorie straordinarie, o quantomeno, sfiorato l’impresa!
Stagione 1961/62. Una delle più belle favole nella storia della Coppa Italia si tinge d’azzurro, perché a vincere il trofeo è il Napoli. Attenzione: non quello competitivo della nostra epoca, ma l’undici d’acciaio che quell’anno militava in Serie B guidato da Bruno Pesaola. Da squadra cadetta, i Partenopei riuscirono nell’impresa di battere Roma, Sampdoria, Torino e Spal in finale. Ciliegina sulla torta, fu il primo titolo in assoluto vinto dal Napoli, che ad oggi rimane l’unica compagine di B ad aver messo le mani sulla coppa.
Non tutte le storie hanno un lieto fine, ma come diceva qualcuno “contano le emozioni che provi durante il percorso”. È il caso di diverse squadre di seconda categoria che nel corso del torneo hanno superato team più quotati, mancando, però, il successo in finale: il Catanzaro nel 1965/66, il Padova nel 1966/67 e il Palermo nel 1973/74 e nel 1978/79. Dicevamo: la cavalcata di queste compagini si è conclusa in un nulla di fatto; e tuttavia, per un po’, hanno fatto tremare i pilastri del cielo e della terra portando tempesta sui campi delle migliori squadre di Serie A.
Citazione d’obbligo, parlando di imprese calcistiche, anche per il Vicenza di Guidolin: battendo il Napoli in finale, i biancorossi vincono la cinquantesima edizione della Coppa Italia – annata 1996/97 – e il trofeo più importante mai raggiunto nella propria storia. Balzando indietro di un decennio, o poco più – 1983/84 – l’exploit lo fa il bari che, negli Ottavi di finale, riesce a eliminare la Juventus con due risultati utili fra andata e ritorno. Non una Juventus qualsiasi, bensì quella vice-campione d’Europa che la stagione precedente perde la finale di Champions League per un soffio. All’epoca, la corsa dei Galletti in Coppa Italia si fermò in semifinale per mano del Verona, poi battuto dalla Roma in finale, ma s’immagini la soddisfazione per lo sgambetto ai bianconeri!
Negli anni, insomma, un po’ come la FA Cup inglese dove le sorprese sono all’ordine del giorno, o quasi, la Coppa Italia si è rivelata terreno fertile e trampolino di lancio per diverse “piccole” squadre; undici che hanno fatto della compattezza e della voglia di emergere le armi giuste per sovvertire il risultato decantato, e che in questo modo, giocando al calcio con interpreti normodotati, si sono presi scena e riglettori senza badare troppo al sottile. E i tifosi ringraziano, perché hanno visto e tramandato la bellezza del calcio.