Anche quest’anno il circus della Formula 1 si appresta a vivere le sue battute finali. Nel mese di novembre, infatti, sono in programma gli ultimi due Gran Premi: quello del Brasile, a San Paolo il 13 novembre, e quello di Abu Dhabi, all’isola di Yas Marina il 20. Il Mondiale 2022 è stato caratterizzato da tante novità: questa edizione è stata la più lunga di sempre, con ben 23 Gran Premi ed il ritorno in calendario di circuiti storici di Australia, Canada, Giappone e Singapore, e anche il debutto assoluto del Gran Premio di Miami.
Questa stagione di F1 è stata, inoltre, interessata da tante novità regolamentari. In primissimo luogo, dopo le controversie e le polemiche legate al GP di Yas Marina della scorsa stagione, c’è stato un cambio alla direzione gara. Michael Masi, direttore gara della scorsa stagione, viene sostituito da Niels Wittich ed Eduardo Freitas, che si alterneranno ad ogni Gran Premio.
Poi, si ritorna al cosiddetto “effetto suolo”, una modifica aerodinamica che ha favorito la spettacolarità delle gare e i nuovi pneumatici Pirelli da 18”. Inoltre, a differenza del 2021, per i primi 10 piloti in griglia, è cessato l’obbligo di utilizzare in gara lo stesso treno di pneumatici delle qualifiche. Infine, anche una novità riguardante il peso minimo delle monoposto, che è salito a 795 kg, ben 43 kg in più della Formula 1 del 2021.
Max, Max, Max, Super Max!
A fronte di così tanti cambiamenti, il risultato finale non ha subito grandi modifiche. Si è confermato, alla guida della Red Bull, Max Verstappen, che si laurea Campione del Mondo con ben 4 GP di anticipo. Il campione olandese ha chiuso i giochi con largo anticipo, nel GP del Giappone, a Suzuka, lo scorso 9 ottobre. Il dominio dell’olandese è stato totale: a soli 25 anni, Max è riuscito nell’impresa di scrivere il suo nome per la seconda volta consecutiva nell’albo d’oro di questo sport, eguagliando un primato appartenuto solo alle leggende di questo sport, come Ascari, Graham Hill, Fittipaldi, Hakkinen e Schumacher.
Sin dal suo esordio, Verstappen ha fatto intendere come le corse automobilistiche fossero nel suo DNA, anzi è anche stato il primo (e unico) pilota nella storia della competizione ad aver corso una gara di F1 ancora minorenne. E come poteva essere altrimenti? Figlio di Jos Verstappen, ex pilota F1, e Sophie Kumpen, pilota di kart ad alto livello… Da 7 anni un crescendo inarrestabile, dall’esordio nella categoria “mini” del campionato belga fino al 2015, quando approda alla Toro Rosso in Formula 1, dove “parte in quarta” e brucia le tappe: a 17 anni debutta nel GP di Melbourne, e dopo le prime quattro gare viene promosso in Red Bull, dove – all’esordio – riesce nella clamorosa impresa di vincere il GP di Spagna, e instaurando quella contesa con Sir Lewis Hamilton, risolta dall’olandese conquistando il suo primo titolo iridato solo tra le polemiche nel Gran Premio di Abu Dhabi del 2021.
Un “Sir” a quattro ruote
Ed era proprio il Sir inglese ad essere il predecessore di “Super Max”. Lewis Hamilton, l’unico – insieme a Michael Schumacher – ad aver raggiunto il record di aver vinto per ben sette volte il titolo mondiale, quattro dei quali consecutivi tra il 2017 e il 2020. Il pilota che ha ottenuto più vittorie, più podi, più pole position e più punti nella storia di questo sport, e sempre in scuderie motorizzate Mercedes.
Già in tenera età, anche Hamilton aveva messo in luce il suo grande talento. Per correre in pista, servivano molti soldi, e la sua famiglia di origini caraibiche, non benestante, ha dovuto fare tanti sacrifici per permettere che il suo talento fosse coltivato. Insomma, a 10 anni vince il suo primo campionato inglese di kart, e riuscì a conoscere il fondatore e presidente della McLaren, Ron Dennis, che lo mise sotto contratto a soli dodici anni, sostenendo economicamente e tecnicamente il giovane pilota.
Uno dopo l’altro, arrivano molti titoli mondiali di categoria, fino all’ingresso in Formula 1 nel 2007 e al primo trionfo mondiale dell’anno successivo, a soli 23 anni. Il successo di Hamilton, il primo e tuttora unico pilota nero della storia della Formula 1, rappresenta un vero e proprio punto di rottura, un personaggio diverso dalla solita storia elitaria dei piloti di F1.
Il pilota inglese raggiunge vette impensabili, diventando uno dei migliori piloti di sempre. Dal 2013 passa alla Mercedes proprio al posto di Michael Schumacher, appena ritiratosi: un passaggio di consegne fortemente simbolico tra due grandi campioni. Nel 2014 e nel 2015 è inarrestabile, e vince il secondo e il terzo titolo iridato. Tra il 2017 e il 2020 arrivano quattro titoli mondiali consecutivi: nessuno riesce a reggere il ritmo del pilota inglese e della sua Mercedes. E solamente qualche problema fisico alla schiena, una vettura meno performante e l’astro nascente Verstappen costringono Sir Lewis a scendere da qualche gradino del podio, ma la stella di Lewis, siamo sicuri, tornerà a brillare.
Il più grande, da “Kaiser” a “Barone Rosso”
Tornando indietro nel tempo, verso una Formula 1 più “umana” e meno “tecnologica”, dove le doti del pilota avevano un peso specifico maggiore, non si può non dedicare uno spazio al “Kaiser”, Michael Schumacher. Il tedesco è riuscito a vincere ben sette titoli iridati, di cui cinque consecutivi alla guida della Ferrari, un record nel record. Mai, nella lunga e gloriosa storia della scuderia di Maranello, si era riusciti nell’impresa di dominare così nettamente l’agguerrita concorrenza, e questo ha reso “Schumi” immortale, agli occhi del ferraristi di tutto il mondo.
Michael è unanimemente riconosciuto come il miglior pilota di Formula 1 di tutti i tempi, anch’egli come Hamilton, suo illustre successore, proviene da una famiglia modesta. Rolf Schumacher, il papà, era un grande appassionato di corse, nonché proprietario di un circuito di kart, ed il piccolo talento venne contagiato dalla passione paterna, al punto che – appena giunto in Formula 3 – conquista, nel 1990, il titolo mondiale.
Il debutto in Formula 1 arriva l’anno successivo, con la Jordan: è l’occhio attento del manager Flavio Briatore a cambiare per sempre la storia di Michael, che lo mette sotto contratto in un team di grande prospettiva, la Benetton motorizzata Ford. Già nel 1994, Schumacher è competitivo per il titolo finale, fino al tragico incidente di Imola in cui perse la vita Ayrton Senna, grande rivale del Kaiser in questa stagione.
L’epilogo di quella stagione è molto rocambolesco: nel corso dell’ultimo, decisivo GP in Australia, Damon Hill – promosso alla guida come successore di “Magic” Ayrton – tenta un sorpasso interno. Nessuno dei due si lascia intimorire: il contatto è inevitabile, ed entrambe le monoposto sono costrette al ritiro. Il titolo iridato, in virtù del precedente vantaggio in classifica, va proprio al pilota tedesco. Da lì è solamente l’inizio: nel 1995 concede il bis, confermandosi – questa volta con grande distacco su Hill – Campione del Mondo.
Arrivano gli anni in rosso: nel 1996 passa alla Ferrari con l’unico obiettivo di tornare a vincere il mondiale dopo tanti, troppi, anni di astinenza. L’investimento e la fiducia riposte nel volante del campione tedesco verranno presto ripagate: nel 2000 Schumi riporta – finalmente – a Maranello il titolo mondiale, con le vittorie in Australia, Brasile, San Marino e Monza che spodestano Mika Hakkinen, suo principale rivale, che si arrende definitivamente al GP di Sepang: dopo 21, lunghissimi anni di siccità, Schumacher e la sua rossa sono Campioni del Mondo. Per i quattro campionati successivi, la storia si ripete. Schumacher metterà dietro il tubo di scarico della sua Ferrari tutti gli avversari, regalando alla scuderia italiana anche il titolo costruttori. Il 2004 sarà l’ultimo dei sette mondiali vinti da Schumacher. A settembre del 2006, dopo aver conquistato il Gran Premio d’Italia, tra le lacrime il pluricampione tedesco annuncia il suo ritiro dalle corse a fine stagione, lasciando il testimone a Fernando Alonso, che vincerà il mondiale di quell’anno alla guida della Renault.
Nel 2010, e per un paio di stagioni, Michael ritorna alle corse, alla guida della Mercedes GP Petronas, prima di ritirarsi definitivamente dalla F1 nel 2012.